1° appuntamento con “Organi marsicani”. L’organo di Scurcola Marsicana
Avezzano- “Quando a cantar con organi si stea”: così scrive Dante, nel canto IX del Purgatorio, di uno strumento musicale da sempre presente nella storia della musica.
Questa rubrica ha il compito di portare una lettura disponibile a tutti, per far sapere qualcosa di più sugli organi, veri e propri gioielli, che si trovano nel territorio marsicano.
L’arco di storia contemplato va dai primi tangibili reperti ritrovati del XVII secolo fino all’ultimo organo costruito nel 2005 per la Chiesa di S. Antonio a Capistrello.
Dopo un primo gruppo di organi (che risultano dalle notizie delle varie confraternite) installati tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600, bisogna attendere quasi un secolo per incontrare concretamente organi di cui è possibile vedere gli elementi costitutivi e anche ascoltarne il magico suono.
Negli anni ottanta, grazie all’interessamento dei vari parroci e delle comunità parrocchiali, inizia “il Rinascimento organario della Marsica”. Il 5 Agosto 1984 viene restituito alla comunità parrocchiale di Pagliara dei Marsi (frazione di Castellafiume) l’Organo Thomas Vajola del 1874. Il tutto grazie al parroco mons.Ezio del Grosso che, con l’amore che dovrebbe sempre permeare queste iniziative, ha giustamente valorizzato la manifestazione utilizzando al massimo i media creando quella curiosità, e interesse per quello che viene definito il re degli strumenti musicali.
Il nostro viaggio alla scoperta degli organi presenti nelle chiese marsicane iniziamo con l’organo di Scurcola Marsicana.
Si trova all’interno della chiesa di Santa Maria Immacolata. L’organo è posto in cantoria subito dopo la porta d’ingresso dell’Oratorio della Concezione. E’ stato restaurato e inaugurato nel febbraio del 2006 .
Dai numerosi elementi venuti fuori con la scomposizione dell’organo, in occasione del su citato restauro (tavola di riduzione dei registri, pomelli in bronzo di fusione) , è stato attribuito alla ditta restauratrice Francesco I D’Onofrio (XVII SEC), capostipite della famiglia organara originari di Caccavone, attuale Poggio Sannita (provincia di Isernia).
Questa attribuzione pone lo strumento al centro nell’ambito del panorama organario abruzzese. Infatti, come riporta Andrea Pinchi della Ditta Ars Organi (che ha effettuato il restauro), si tratta di uno dei pochi strumenti superstiti attribuibile a Francesco I D’Onofrio.