Primo Maggio 2021. Dalla lunga strada per i diritti dei lavoratori a quella attuale per ritrovare la normalità

Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu lo slogan adottato dai lavoratori in Australia nel 1855 successivamente condiviso da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento.

Le otto ore lavorative giornaliere sono una conquista dei lavoratori ma, magari, non sappiamo a quale prezzo le abbiamo ottenute e allora scorriamone rapidamente la storia per saperne di più. La proposta nacque a Ginevra nel 1866 come risultante della Prima Internazionale dei lavoratori: “otto ore come limite legale dell’attività lavorativa“. Per la serie “che forza gli americani!” la lotta per l’orario fu iniziata dai lavoratori statunitensi. Lo Stato dell’Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore anche se pose talmente tanti paletti da renderne difficile l’applicazione. Sapete quando entrò in vigore questa legge? il I Maggio 1867. Per quella occasione a Chicago fu organizzata una grande manifestazione con un corteo di diecimila lavoratori per le strade della città americana. Nel 1884 la Federation of Organized Trades and Labour Unions stabilì che a partire dal I Maggio 1886 gli operai americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di otto ore al giorno.

II Internazionale

La festa vera e propria, però, nasce nel 1889 a Parigi. A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale che si teneva nella capitale francese proprio in quel giorno. La data, tra le altre cose, avrebbe dovuto ricordare proprio il corteo che si era svolto a Chicago e soffocato nel sangue. Quando noi si fa festa in questa occasione, probabilmente non ricordiamo i sanguinosi eventi che sono alla base della ricorrenza e a me piacerebbe ricordarli. Il I Maggio 1886 era un sabato e all’epoca era giornata lavorativa. Mentre in dodicimila fabbriche degli Stati Uniti 400 mila lavoratori incrociavano le braccia, A Chicago ottantamila lavoratori scioperarono e si incolonnarono in un lungo e pacifico corteo. Nei giorni seguenti furono organizzati scioperi e manifestazioni per tutte le città industriali americane. Come potevano queste dimostrazioni continuare impunemente? Il lunedì successivo la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti: furono uccise quattro persone. La risposta operaia fu una una manifestazione il giorno a seguire. Mentre la polizia si avvicinava al palco degli oratori per interrompere il comizio, fu fatta esplodere una bomba (chi dice che furono i manifestanti e chi la polizia stessa). I poliziotti aprirono il fuoco sulla folla. Si contarono otto morti e decine di feriti. Il giorno successivo fu la volta di Milwaukee dove la polizia sparò contro una manifestazione di operai polacchi provocando nove vittime.

I Martiri di Chicago

Seguì una ondata di repressione nei confronti delle organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori: furono chiuse le sedi e arrestati i dirigenti. A seguito degli avvenimenti di Chicago furono condannati a morte otto esponenti anarchici senza che fossero prodotte prove circa la loro partecipazione all’attentato. Due degli arrestati ebbero la pena commutata in ergastolo, uno fu rivenuto morto in cella e gli altri quattro vennero impiccati in carcere. I “martiri di Chicago” divennero il simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio. Nel succedere degli anni la data della Festa dei Lavoratori fu sempre più temuta e contrastata. In Italia il governo di Francesco Crispi vietò qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio. Dirà del Primo maggio Fredrich Engels “Il proletariato d’Europa e d’America passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito e lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti”.

Volete sapere una cosa curiosa? Il Primo Maggio è giorno di festa nazionale un po’ ovunque: da Cuba alla Turchia, dal Brasile alla Cina e poi Russia, Messico e diversi Paesi dell’Unione europea. Non lo è negli Stati Uniti, proprio dove la festa è nata. Negli Usa si celebra una festa dei lavoratori il primo lunedì di settembre.

In Italia il lavoro non c’è e men che meno con questa pandemia: che ciavemo da festeggia? Ma siamo degli allegroni e un po’ di sfogo ci vuole. Alcuni giorni addietro discutevo con un amico sindacalista in piena crisi. Il punto da lui posto era: dopo anni di lotte operaie, di lavoratori uccisi e cannoneggiati come a Milano ad opera del generale Bava Beccaris nei moti del 1898, come diavolo si può festeggiare il I Maggio se, in Italia, abbiamo abolito l’art. 18 della legge 300 del 1970 (Lo Statuto dei Lavoratori) che tanto sangue è costato agli operai e si vuole posticipare l’età pensionabile a 67 anni dopo che tanta gente ha combattuto per la riduzione dell’orario di lavoro? Tra l’altro rallentando il turn over. Purtroppo “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia” come diceva Amleto rivolgendosi al suo amico Orazio passeggiando sugli spalti del castello di Elsinore. Questa cosa qui non la capirò mai ma sono un vecchio brontolone eternamente scontento.

Il gioco dell’Oca delle riaperture

In Italia affrontiamo un Primo Maggio semaforico dove vengono messi a dura prova i daltonici: nella zona gialla, è consentito lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata una volta al giorno, dalle 5 alle 22, a quattro persone oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. Le persone che si spostano potranno portare con sé i minorenni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale e le persone con disabilità o non autosufficienti conviventi. Lo stesso spostamento, con uguali limiti orari e nel numero di persone, è consentito in zona arancione all’interno dello stesso comune. Non sono invece consentiti spostamenti verso altre abitazioni private abitate nella zona rossa. Quelli della zona rossa, se ne staranno, invece lì, rossi di rabbia a mangiar fave, ortaggio principe di questa stagione. Attenzione, però, in zona arancione e rossa bar e ristoranti sono chiusi. Rimane consentito l’asporto di cibo e bevande. La cosa mi ricorda tanto quell’improbabile ordine della Marina del Regno delle Due Sicilie:

In compenso ci sarà il tradizionale Concertone presentato da Lillo senza Greg, da Ambra Angiolini senza auricolare e Stefano Fresi senza pancia (forse) ma soprattutto senza Piazza San Giovanni. Tempi grami amici miei ma che ci volete fare? Basta la salute… (ah già manca pure quella). Un saluto da un metro e mezzo di distanza.

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