Pronto soccorso al collasso, Tirelli: «Regione immobile. Serve una commissione d’inchiesta nazionale sulla Sanità»
PESCARA – «Serve una commissione d’inchiesta sulla Sanità in Abruzzo. L’amministrazione regionale ha perso letteralmente il controllo della situazione: urge l’intervento del governo nazionale».
A dirlo è il leader del partito «Libertà, Giustizia, Repubblica», l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e coordinatore di una rete di studi legali internazionali con sedi in Europa, Asia e Americhe.
«Stiamo ricevendo segnalazioni da parte dei cittadini di disservizi su tutto il territorio regionale – prosegue Tirelli – che rendono preoccupante il grado di tenuta del sistema ospedaliero locale.
I tempi di attesa nei pronto soccorso per i codici gialli hanno toccato le 7 ore mentre per i codici bianchi la fila può arrivare fino a 11 ore.
Un’autentica follia. I pazienti sono costretti a rivolgersi a strutture ospedaliere del Nord, come Ancona e Bologna, per poter accedere ai servizi di assistenza. È impossibile pensare di andare avanti così».
«Eppure, esistono strutture moderne e spaziose che potrebbero essere pronte per l’uso ma che, invece, sono drammaticamente vuote – aggiunge il leader di Lgr – perché mancano i medici e gli infermieri. Le piante organiche delle Asl sono ridotte ai minimi termini, anche per la mancata stabilizzazione dei precari del comparto.
Si sta creando uno situazione di paura e di sfiducia dei cittadini che temono l’evento inaspettato e si sentono indifesi nel caso di emergenza».
«È necessario un intervento immediato da parte del Governo per garantire i livelli adeguati di assistenza alla popolazione abruzzese e per fare luce sulla incapacità della Regione nella gestione del dossier sanitario. Il sistema delle Regioni ha confermato tutta la sua limitatezza su questo fronte, e non solo.
È opportuno rivedere la riorganizzazione delle competenze e sburocratizzare il rapporto tra Asl e cittadini.
La salute – conclude Tirelli – è un diritto costituzionale che non prevede alcun margine di discrezionalità da parte della politica, ancor di più da parte della cattiva politica».