“Quando la tua impronta diventa arte”, a Francavilla al Mare performance artistico-relazionale dell’artista abruzzese Anna Seccia
Torna l’artista Anna Seccia e, questa volta, si potranno ammirare le sue opere, raccolte sotto il titolo QUANDO LA TUA IMPRONTA DIVENTA ARTE al MuMi – Museo Michetti di Francavilla al Mare domenica 24 alle ore 17,30.
Esplicativa è la descrizione critica che ne fa Andrea Baffoni, critico e storico dell’arte, che coglie, nell’opera performativa dell’artista abruzzese, le tracce lasciate da uomini e donne che seguono un loro percorso.
Anna Seccia è particolarmente vicina all’arte relazionale e con questa opera, “abbraccia idealmente il pubblico lasciandolo interagire con il proprio lavoro, evidenziando due atti simbolici: il calpestare e l’abbracciare. Due gesti diametralmente opposti e stridenti che l’artista, forte della sua sensibilità di donna, riesce a mettere insieme in un unico organico momento creativo”.
Il contrasto tra le due azioni è solo apparente; il calpestare infatti, non ha insita la violenza dell’annullare; invece, è l’azione attraverso la quale si lascia un’impronta, un segno del proprio passaggio e l’azione del pubblico assume un ruolo attivo, fa propri “i caratteri del viaggio, un viaggio emotivo di anime direzionate verso la pacifica convivenza.
L’impronta lasciata sulla tela è un’impronta di colore, un transfer di vitalità che alla fine determina la nascita di un dipinto spontaneo. A propria insaputa, il pubblico diviene artista, partecipando all’azione e divenendone “complice”. Ma si tratta, pur sempre, della complicità artistica, qualcosa cioè di intimo e riservato. Qualcosa che viene dal profondo di sé per irradiarsi verso l’esterno”.
La traccia lasciata dal calpestio denota “un percorso indicato dall’artista stessa, come l’impronta di una sindone,” che richiama ben altri percorsi e ben altri passaggi verso la dimensione astratto-concettuale.
Così l’artista abbandona la sua unicità per rivelare il senso del secondo atto simbolico: quello dell’abbraccio.
“Un gesto che si manifesta – scrive ancora Baffoni – attraverso una doppia direzione, muovendo dall’artista al pubblico e viceversa. L’artista, con la sua idea, predispone il palcoscenico dell’azione, mentre il pubblico, che a sua volta lo attraversa, ne diviene complice. L’artista e il pubblico si abbracciano, divengono un tutt’uno, producendo infine l’opera d’arte, che è unica, irripetibile, e frutto di uno spontaneo atto d’amore verso la vita”
Uomo e donna congiunti in questo passaggio e in questo “ moto di scambi reciproci” consentono la visione del tema della donna. Gli uomini, in primis, investiti della responsabilità delle violenze ma più pregnante ed evidente, appare il senso dell’uguaglianza.
Quando la performance sarà consumata infatti, ciò che resterà sarà l’azzeramento delle disparità; sarà impossibile infatti, distinguere le tracce secondo il genere che le ha lasciate e ciò che si vedrà sarà soltanto “il segno di una condivisione. E il colore è la loro anima”.
Il biglietto che ogni partecipante riceverà dall’artista all’uscita dalla stanza è testimonianza del desiderio dell’artista di manifestare, attraverso la parola, un sentimento di partecipazione.
Questa esibizione di forme, di colori, di impronte, di tracce e di passaggi sublima tutte le diversità, lasciando emergere solo la bellezza che, attraverso “la forza del colore” elimina ogni traccia di violenza e il “desiderio dell’artista di esprimere con esso lo splendore della vita.”