Quarant’anni fa, 2 marsicani nella tragedia di Vermicino
E’ ancora viva nella memoria degli italiani la tragedia di Vermicino. Chi non ricorda Alfredino Rampi, il bimbo di sei anni caduto in un pozzo artesiano e morto dopo tre giorni di straziante agonia?
Fu dramma nazionale consumatosi sotto gli occhi di tutti, con una estenuante diretta televisiva e in presenza del Capo dello Stato, l’indimenticabile Sandro Pertini, accorso immediatamente sul luogo della disgrazia. Quell’incredibile e angosciante incidente, vide protagonisti – sotto aspetti diversi – due marsicani: il professore Amedeo Bisegna, proprietario del fondo e del pozzo maledetto e Donato Caruso, il coraggioso speleologo avezzanese, che per ben due volte tentò di riportare in superficie il piccolo Alfredino Rampi.
Il professore Amedeo Bisegna, per diversi anni insegnante a Tagliacozzo, a seguito della morte del bambino fu arrestato per omicidio colposo e inosservanza delle norme relative alla sicurezza del pozzo. Donato Caruso, dopo il primo tentativo fallito operato da Angelo Licheri per salvare Alfredino, si fece volontario e si calò per ben due volte nel pozzo maledetto. Ma, al pari del Licheri, anche le sue impavide prove di coraggio e altruismo, non ebbero lo sperato successo. Fu lui, a dramma compiuto, a comunicare ai genitori in attesa che il cuore del piccolo Alfredino non batteva più. 10 giugno 1981, 10 giugno 2021: quarant’anni fa e sembra ancora ieri.