Quel Marco Polo fra Il Milione e le Città Invisibili. A 300 anni dalla morte i diari del “Viaggiatore” per eccellenza sono ancora fonte di curiosità
Il 9 gennaio del 1324, 700 anni fa dunque, moriva Marco Polo.
Marco Polo è il nome evocativo di un viaggiatore, quasi per antonomasia, legato ad un’epoca nella quale si viaggiava verso il misterioso Oriente lungo la Via della Seta.
L’Oriente che forse Alessandro Magno scorse, in lontananza, oltre le cime dell’Himalya e con il quale, sempre forse, i Romani ebbero qualche contatto come pure racconta, immaginificamente, Valerio Massimo Manfredi nell’Impero dei Draghi.
L’Oriente di Khanbaliq, oggi Pechino, che conobbe Kublaj Khan, successore di Gengis e che poi sarebbe stata la capitale del Nuovo Celeste Impero e giù fino a noi dell’attuale impero capitalistico-popolare succeduto alla Cina di Mao.
Il Milione, ovvero il suo diario di viaggio, è divenuto il capostipite, il prototipo di tutti i diari di viaggio. Da un’epoca nella quale il viaggio era avventura dei mercanti, in Europa, soprattutto genovesi, amalfitani e, assolutamente, dei veneziani esso, diario, avrebbe stabilito le modalità del racconto di viaggi personali, come quelli del Gran Tour, alla Goethe o alla Shelley e Byron, fra ‘700 e ‘800, per giungere sino a noi, nei quaderni Moleskine che accompagnano i giovani viaggiatori che dal Nordamerica vengono in Italia.
Marco Polo del Milione è un personaggio che la TV ed il Cinema hanno cercato di raccontare in varie maniere, ma è pure il personaggio delle Città Invisibili di Calvino, ovvero colui che descrive a Kublaj le mille città a lui sconosciute.
“Delle città che descrivo devi cogliere o Khan l’aspetto interiore…” – sembra dire Marco Polo di Calvino, ovvero le città descritte da Marco Polo diventano simbolo della complessità e del disordine della realtà, e le parole dell’esploratore appaiono, quindi, come il tentativo di dare un ordine a questo caos del reale che forse Kublaj intuisce ma non conosce.
“E sì vi dico che tra tutti gli signori del mondo non hanno tanta ricchezza quanta ne ha il Gran Khan solo.” – riporta Marco Polo del Milione che quel caos di Calvino non vide certo, ma scoprì quanto fosse reale invece la grandezza dell’impero e la sua regolamentazione.
Nel Marco Polo di una RAI che non esiste più, apparirà un volto diverso dallo stereotipo del viaggiatore, affiorerà la curiosità del giovane che scopre un universo ignoto e fa amicizie diverse.
”L’amicizia, – dirà Phangs Pha, ministro e consigliere imperiale – è un ponte gettato nello spazio e nel tempo…“
E forse anche il Milione è un ponte simile e rileggerlo oggi ci farebbe meglio comprendere la Cina e l’Oriente, in fondo ben oltre la definizione che un personaggio di Mino Milani dà nel suo Drago di Fiamma, ovvero “il paese delle mille bugie…”