Rapino e il suo Liborio al Premio Napoli
LANCIANO – Finalista al Premio Strega a febbraio, vincitore del Premio Campiello a settembre, Remo Rapino e il suo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, ancor non paghi dei prestigiosi riconoscimenti, sono finalisti anche al Premio Napoli che, giunto alla sua 66^ edizione, nato nel 1954, è sicuramente uno dei più antichi premi, costantemente presente nel panorama della cultura letteraria in Italia.
Nel pomeriggio del 20 novembre, in una diretta Facebook sulla pagina della Fondazione del Premio Napoli, autore e personaggio hanno fatto la loro entrée nello scenario partenopeo, dando vita ad un fascinoso dialogo, con la scrittrice Antonella Cilento, finalista al Premio Strega 2014, anche lei partenopea. L’incontro è stato moderato da Domenico Ciruzzi, Presidente della Fondazione.
La Fondazione Premio Napoli, istituita nel 1961, si pone come scopo di incoraggiare la produzione culturale italiana, favorire la lettura e il dibattito culturale e civile non solo in ambito territoriale ma anche in quello nazionale; parimenti, è impegnata a promuovere la ricerca in letteratura e nelle scienze umane e sociali e l’immagine della città di Napoli e del territorio campano. Il Premio Napoli è articolato in tre sezioni classiche: poesia, narrativa, saggistica a cui si sono aggiunti nel corso del tempo, per esser sempre al suo passo, anche i premi rispettivamente, Internazionale, il premio speciale di Cultura, Scrittori per l’Europa e Napoletani Illustri.
La giuria si compone di una rappresentanza tecnica di cui fanno parte: Domenico Ciruzzi, Wanda Marasco, Stefano Balassone, Massimo Fusillo, Antonio Gnoli, Eugenio Lucrezi, Bruno Moroncini, Sergio Moccia, Monica Ruotto, Paola Villani, Chiara Ghidini, Alfredo Guardiani, Pasquale Sabbatino, Ermanno Paccagnini, Maurizio Braucci e Matteo Palumbo e di una rappresentanza popolare, alla quale sono ammessi giudici lettori a partire dai 14 anni di età che, volendo, possono organizzarsi anche in “comitati di lettura” e che vengono scelti, dietro autonoma candidatura, per una sola delle tre storiche sezioni in gara.
Insieme a Remo Rapino, compaiono tra i finalisti per la sezione riservata alla narrativa Valeria Parrella, con “Almarina” (Einaudi), partenopea, che affronta la storia di un legame due solitudini, quella di una minore vittima di violenze e quella di un’insegnante, all’interno di un carcere minorile e Igiaba Scego, autrice de “La linea del colore” (Bompiani), somala di nascita ma romana di adozione, che sceglie il genere del romanzo storico per raccontare la storia di Lafanu Brown, una pittrice afroamericana ispirata a due figure realmente esistite, e del suo viaggio in Italia.