Rassegna Art In Act 011 a Roseto degli Abruzzi: la magia dell’arte musiva tra archeologia e contemporaneità 

La Rassegna Art In Act 011, promossa dalla Fondazione Cingoli a Villa Aris presso Roseto degli Abruzzi, contempla un percorso espositivo affascinante in cui l’arte musiva, declinata in tutte le sue forme espressive, diventa protagonista assoluta, dispiegandosi attraverso ben tre sezioni che ricomprendono LE OPERE FINALISTE DEL PREMIO GAEM – Giovani Artisti e il Mosaico di Ravenna; LE OPERE VINCITRICI DELLE PRECEDENTI EDIZIONI e la PAVIMENTAZIONE MUSIVA DELLA DOMUS ROMANA DI S. PETRONILLA, scoperta qualche anno fa proprio a Roseto degli Abruzzi.

Si tratta, nonostante la diversità delle sezioni, di un concerto sinergico di opere che, pur presentando costituenti primi polimaterici – frammenti cementizi di 2300 anni fa, puntine da disegno, post-it, chicchi di riso – sono legate tra loro dall’arte che le ha composte, appunto l’arte musiva.

Il primo cittadino di Roseto, Mario Nugnes, unitamente al presidente della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia Antonella Ballone, ha reso i saluti istituzionali e ha inaugurato la cerimonia di apertura della rassegna nel corso della quale si sono avvicendati esperti e personalità artistiche.

Nelle parole di Andrea Cingoli, direttore artistico di Art In Act, il convincimento che, per organizzare appuntamenti culturali di alto profilo, è necessario “fare rete” contando sulla fattiva collaborazione tra più entità: “Da anni la Fondazione Cingoli lavora con questa prospettiva. L’attenzione che ci ha dedicato il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna e, in particolare, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo, non può che spingerci a intensificare gli sforzi e allacciare ulteriori partnership” e alle convinte affermazioni di Cingoli, hanno fatto eco le affermazioni di Roberto Cantagalli, direttore del MAR – Museo d’arte della città di Ravenna, che ha sottolineato “il valore delle istituzioni museali come punti di incontro e confronto” e della necessità di sviluppare sempre nuove collaborazioni di cui “il GAeM esprime, concretamente, un valore di internazionalità con i diversi linguaggi che trovano espressione nelle visioni dell’arte musiva” ed ha attribuito un valore aggiunto alle collaborazioni tanto con la fondazione Cingoli quanto con l’azienda Orsoni di Venezia.

Per l’aspetto più propriamente legato alla formazione e al settore tecnico illuminanti le parole di Paola Babini, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e componente della giuria del GAeM, che ha sottolineato il valore di una tradizione che vanta più di cento anni di storia di cui l’Accademia di Ravenna è unica in Italia, possedendo un indirizzo formativo in mosaico la cui specificità è riconosciuta in Italia e all’estero , tanto da richiamare artisti da tutto il mondo. Per questo motivo, l’Accademia è impegnata nell’attivazione di nuovi corsi legati alle diverse forme espressive dell’arte musiva.

E’ toccato ai curatori del Premio GAeM, Sabina Ghinassi e Paolo Trioschi, offrire spunti di riflessione sui lavori esposti, guidando lungo le sezioni, verso un’unica e sorprendente lettura, al di là della tecnica musiva utilizzata o dell’interpretazione a livello iconografico in chiave contemporanea. I due critici hanno esaltato la forza dei giovani autori che, con le loro opere, provocano nel visitatore, sempre e comunque, la riflessione legata, spesso, alla sottile ironia.

Luca Chiesura, responsabile commerciale e sviluppo della Orsoni di Venezia, ha raccontato la genesi del premio GAeM, ricordando come proprio la Orsoni “sia un vanto della tradizione italiana nelle tecniche di produzione dei mosaici”; da questo punto fermo al progetto di costituire un premio per giovani artisti, con la dottoressa Linda Kniffitz, che all’epoca guidava il Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico,  il passo è stato breve. “L’iniziativa continua oggi a vivere grazie al continuo impegno del MAR unitamente alla nostra dedizione e quella della Fondazione Cingoli”.   

Ultimo intervento, ma non per questo meno importante, quello dell’ archeologa della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo Alberta Martellone che ha rimarcato come “il rinvenimento del pavimento che risale a circa 2300 anni fa, conferma la presenza di un abitato poi cancellato dall’evolversi dello sviluppo antropico. Un primo progetto, sviluppato con i ragazzi del Liceo Saffo, ne ha consentito un parziale recupero, adesso c’è bisogno di un intervento più specialistico. Sarà necessario, però, individuare da subito la sua collocazione definitiva che ne valorizzi, per la città, la portata storica e culturale”.

La mostra rimarrà aperta fino al 31 ottobre e sarà visitabile nel mese di agosto, dal mercoledì al venerdì, dalle 18:30 alle 21:30, mentre su richiesta nei mesi di settembre e ottobre.