Rete Ospedaliera regionale. Mariani: «La Regione Abruzzo condanna Teramo a fanalino di coda per servizi e posti letto in Abruzzo»
L’AQUILA – Non è solo Tagliacozzo e il suo sindaco Vincenzo Giovagnorio ad avere il dente avvelenato con la Regione Abruzzo per il Piano della Nuova rete Ospedaliera appena approvato.
Anche dal teramano arrivano sonore contestazioni, delle quali si fa portavoce e interprete il consigliere regionale di “Abruzzo in Comune”, Sandro Mariani.
«La nuova rete ospedaliera approvata dalla Regione Abruzzo pone definitivamente la parola fine alle ambizioni della nostra provincia, penalizza in maniera chiara e netta la sanità teramana rispetto alle altre provincie e, cosa ben più grave, non solo la rende la “Cenerentola d’Abruzzo”, ma non ne traccia alcuna prospettiva, condannandola all’oblio e alla mobilità passiva».
Una sorta di bocciatura senza appello indicata dal Capogruppo di “Abruzzo in Comune” Sandro Mariani nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina a Teramo insieme al Vicesindaco di Mosciano Sant’Angelo ed esponente del Partito Democratico Mirko Rossi, nel corso della quale ha ripercorso, carte e numeri alla mano, il destino che attende la sanità in provincia di Teramo.
«La nuova rete ospedaliera regionale è stata approvata con DGR 683/C dello scorso 17 ottobre 2023 dopo che, nell’ultimo anno, si sono rincorse molteplici bozze condite da tante anticipazioni mai smentite, ma nemmeno confermate.
Basti infatti pensare che l’ultima discussione in V° Commissione risale a luglio 2022 – ha spiegato Mariani – poi è circolata una bozza a ottobre 2022 che però non è mai stata discussa in Consiglio e da quel momento solo silenzio, fino ad arrivare all’approvazione della scorsa settimana, arrivata a pochi mesi dalle elezioni regionali.
Così scopriamo solo oggi che, della rete ospedaliera che Marsilio e Verì vantavano sarebbe stata “lungimirante” e di “reingegnerizzazione” dell’offerta sanitaria abruzzese, non ve n’è francamente alcuna traccia».
«Il primo dato che salta all’occhio è quello dei posti letto – ha proseguito, nella sua disamina “carte alla mano” Mirko Rossi – la maggioranza ha potuto programmare complessivamente 4.892 posti letto tra acuti e post acuti (riabilitazione e lungodegenza), numero che ricomprende anche i posti letto di sanità privata.
Questo significa che, tra indicazioni del DM 70/2015, normativa Covid e post Covid (prima fra tutte il DL 34/2020 che riguarda le terapie intensive) hanno potuto pianificare un aumento di 713 posti letto rispetto alla vecchia rete.
La media complessiva avrebbe dovuto essere quindi di 3,63 posti letto ogni 1.000 abitanti e invece scopriamo che la provincia di Teramo è passata da 2,79 posti letto del 2016 ai 3,09 decisi dalla maggioranza Marsilio,un dato che pone il teramano all’ultimo posto in Abruzzo e sotto quella che sarebbe dovuta essere la media esattamente come la provincia di Chieti».
«Questa scelta dimostra in maniera chiara e lampante chi comanda in Abruzzo e nel centrodestra regionale, con Pescara (4,35) e L’Aquila (4,18) a farla da padrone, dato inequivocabile e che certifica l’incapacità dei consiglieri regionali di maggioranza di tutelare il nostro territorio.
Se infatti è vero che la media dei posti letto è sempre calcolata su base regionale e altrettanto vero che nella riprogrammazione voluta da chi governa l’Abruzzo su Teramo è stato dislocato un numero minore di posti letto sia in termini assoluti che relativi – ha spiegato Sandro Mariani -.
La sanità teramana sarà così carente per tutte e tre le categorie di posti letto rispetto a quelli che potrebbe avere in funzione della popolazione: Acuti (845 assegnati su 912 assegnabili, 70 posti letto mancanti); Riabilitazione (60 assegnati su 142 assegnabili, 82 posti letto mancanti); Lungodegenza (47 assegnati su 62 assegnabili, 15 posti letto mancanti)».
Mariani è poi passato ad analizzare, nel dettaglio, la sorte toccata ai quattro nosocomi presenti in provincia di Teramo.
«Ad un primo sguardo della nuova rete ospedaliera salta subito all’occhio come vi sia stata la politica della “non scelta”.
Nessuna vocazione specifica per nessuno dei presidi ospedalieri teramani e l’Ospedale “Mazzini”, riferimento per la nostra provincia, senza alcuna scelta vocazionale se non quella di confermare l’inserimento nella rete delle emergenze cardiochirurgiche.
Si giustifica la conservazione della neurochirurgia solo come reparto specializzato negli interventi sulla colonna. In pratica il “Mazzini”, così come è stato voluto dalla Regione a guida centrodestra, non potrà mai ambire ad essere un DEA di II° Livello, ma nemmeno un DEA di I° Livello con vocazione vera di HUB come potranno esserlo il “S. Spirito” di Pescara o il “San Salvatore” de L’Aquila».
Infatti, secondo quanto previsto dalla Regione Abruzzo, il nosocomio del capoluogo andrà a perdere le seguenti Unità Operative Complesse (UOC): Malattie infettive; Nefrologia; Medicina nucleare.
«Anche quelle che erano state le grandi promesse fatte da Marsilio e dalla Verì nelle numerose “passerelle” teramane si dimostrano solo chiacchiere.
Ad esempio, la Terapia Intensiva neonatale avrà solo 2 posti, mentre negli altri DEA abruzzesi la situazione è ben diversa: 12 a L’Aquila e 12 a Pescara, 10 a Chieti.
Stesso discorso per l’aumento di posti letto in Terapia Intensiva ordinaria e cardiochirurgica concessi con la normativa Covid, questi infatti sono sì presenti, ma subordinati all’effettiva disponibilità di personale…una condizione questa che vale solo per Teramo e che non è stata inserita per le Terapie Intensive degli altri DEA di I° Livello abruzzesi».
Se Atene piange Sparta non ride, e medesima sorte è toccata anche altri ospedali nel teramano.
«Atri perde la UOSD di oculistica, ridotta a servizio con posti letto in AFO chirurgica, ovvero poggiati in altri reparti. Gli vengono poi concessi, con il gioco delle tre carte, posti letto di riabilitazione che in realtà erano stati attivati già nel periodo Covid.
Non va meglio a Sant’Omero che nella narrazione del centrodestra abruzzese doveva essere l’ospedale “barriera” per contrastare la mobilità passiva verso le Marche, ma che in realtà viene potenziato solo per quanto riguarda l’Ortopedia elevata a UOC – ha dichiarato Mariani nella sua analisi -.
Il vero “ospedale Cenerentola” della provincia di Teramo dopo la riorganizzazione sarà però Giulianova: il più piccolo in termini di posti letto, addirittura 6 in meno della precedente rete, che perde tre UOC (Laboratorio Analisi, Terapia Intensiva e Nefrologia). Oncologia, Otorino e Allergologia vengono ricondotti a servizio e non più a UOS.
Il piano di Marsilio e del centrodestra prevede anche di ridurre l’UTIC in previsione della revisione della rete delle emergenze cardiologiche.
Dall’analisi di questi numeri appare chiaro a tutti che la politica di scelte e di rilancio più volte promesse e annunciate per la provincia di Teramo non è stata mantenuta preferendo infliggere al nostro territorio il totale “asservimento” alla programmazione delle altre province, Pescara e L’Aquila in testa, scelta che dimostra ancora una volta chi comanda nel centrodestra abruzzese e come i nostri rappresentanti in maggioranza non siano riusciti minimamente a difendere il nostro territorio che si conferma “Cenerentola d’Abruzzo” e vero e proprio fanalino di coda nei servizi ospedaliere offerti.
Auspico che i teramani si ricordino di tutto ciò quando, tra qualche mese, questi signori andranno da loro a chiedere il voto per sé e per Marsilio» ha concluso Sandro Mariani.