Riaprire i teatri potrebbe uccidere i teatri
Un sistema di leggi antiquate e spesso sproporzionate, che già prima rendeva questo settore uno dei settori più poveri, adesso potrebbe davvero dare il colpo di grazia alla categoria, combinato con la situazione pandemica.
A fare emergere infatti questo corto circuito è un post sul profilo Instagram del Nuovo Teatro Sanità, che esplica in un post la sua ferma non esultanza alle riaperture in zona gialla, con i protocolli stilati dal Governo e dal CTS. Il post spiega benissimo infatti, con cifre alla mano, l’inapplicabilità del protocollo per questo specifico teatro.
Come si legge, infatti, in questo particolare teatro si dispone di 90 posti a sedere; di questi, secondo le prospettive di riapertura, si potrebbe operare al 25%, e questo consentirebbe di disporre 23 posti a sedere (22,5 ma arrotondiamo). Questi 23 posti a sedere, paganti un biglietto intero di 12€, andrebbero a produrre un indotto di 276€ lordi a serata.
A questi 276€ va detratto il costo di SIAE (diritti d’autore) che, come spiega sempre il post, dai 51 ai 300 posti corrisponde a 76,18€, rimanendo così 199,82€. Di questi, il 70% va alla compagnia ospite, ed il 30% resta per il teatro stesso. Alla fine dei conti, al teatro in questione resterebbero 59€, ovviamente da:
– tassare
– dividere per i vari lavoratori di quella sera
– con i quali pagare sanificazioni, pulizie e spese varie
– il tutto sperando che non si rompa qualcosa, altrimenti si rischia una perdita totale in quella serata
E qui si vede tutta l’incongruenza del sistema della cultura, che magari potrebbe approfittare di questa occasione per rivedere un attimo le regole del caso. Ad esempio, come evidenzia sempre il Nuovo Teatro Sanità nel suo post, appare abbastanza sbagliato che un teatro di 51 persone debba pagare la stessa SIAE di uno 6 volte superiore, avendo infatti guadagni di un sesto rispetto al più grande. Si potrebbe parlare di detassazione della cultura (almeno per questo periodo), riaperture controllate in zone aperte per la stagione estiva; si potrebbero fare tante cose, ma sicuramente non si può lasciare la situazione così com’è ora.
Lasciamo il commento finale alla fine del post, che recita:
“Scusate se non festeggiamo per la riapertura dei teatri, scusate se non possiamo permetterci di aprire, scusate se pensiamo che ancora una volta chi ha più soldi prende più soldi, scusate se pensiamo che in futuro ci saranno meno piccoli teatri e meno libertà creativa“.