Ricorrenza nascita Teofilo Patini: il ricordo della Provincia dell’Aquila e del Presidente Caruso dell’artista di Castel di Sangro
In occasione della ricorrenza della nascita del celebre pittore Teofilo Patini, che ebbe i natali a Castel di Sangro, dove attualmente riposa in una cappella monumentale e di cui è sindaco il Presidente Angelo Caruso, la Provincia dell’Aquila ha voluto rendergli omaggio, ripercorrendo le tappe della sua vita e ricordando le sue opere più famose.
Inoltre, proprio in questi giorni dopo 13 anni di lunga attesa, sono stati disposti i lavori di restauro della grande tempera “L’Aquila”.
Un tributo ad un uomo che, attraverso le sue opere, ha denunciato le difficili condizioni sociali del suo tempo e che tanto lustro ha dato alla terra d’Abruzzo:
«Il 5 maggio del 1840 nasceva a Castel di Sangro Teofilo Patini, un grande artista al quale non solo le municipalità abruzzesi ma anche quelle di Roma e Napoli hanno dedicato vie e piazze, in segno di gratitudine e per tramandarne la memoria.
Il maestro ha lasciato importanti testimonianze nei Comuni della Provincia Dell’Aquila, soprattutto nel capoluogo abruzzese dove tra il giugno e l’agosto del 1882 dipinse, per una sala del liceo provinciale aquilano (oggi Biblioteca provinciale “Salvatore Tommasi”), la grande tempera “L’Aquila”, in cui il rapace è protagonista di una scena verista, carica di pathos.
Proprio in questi giorni, dopo 13 anni di lunga attesa, sono stati disposti i lavori di restauro di questo celebre dipinto.
In settembre fu nominato direttore artistico e insegnante di pittura della scuola serale di arti e mestieri dell’Aquila, con lo scopo, secondo le parole del contemporaneo Primo Levi, di promuovere “con la sua autorevolezza e capacità lo sviluppo dell’arte industriale”.
Sempre all’Aquila venne eretto un monumento in Piazza del Teatro, con una imponente statua, la quale si narra che in seguito fu trascinata in giro per la città, senza che nessuno ponesse fine a quello scempio indecoroso.
Si disse allora che era stata abbattuta per ricavare dalla fusione della stessa il metallo per la costruzione dei cannoni.
Recentemente è stato sollecitato da più parti il ripristino del monumento.
Tra i suoi dipinti più famosi legati al territorio aquilano ricordiamo “Vanga e latte” (1884), in cui il soggetto naturalista è rappresentato con l’impegno del quadro storico.
Grazie al punto di vista ribassato e al paesaggio desolato sotto il cielo nuvoloso, la dimensione quotidiana assume una grandezza epica.
“Vanga e latte” fu inviato all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884 e presentato all’Esposizione Nazionale di Venezia del 1887.
L’opera, tra l’altro, nel frattempo era stata rubata e ritrovata a Londra e fu successivamente comprata dal Ministero dell’Agricoltura.
Altro capolavoro è “Il Medico condotto” (1870), anche noto come “Il medico del villaggio” o “Pulsazioni e Palpiti” che è tutto incentrato sul nodo emozionale dei personaggi riuniti intorno al capezzale del malato.
“Bestie da soma” è un’altra opera iconica di Patini, il dipinto rappresenta il momento di riposo dal lavoro in campagna di tre donne, ed è esplicativo della dura vita condotta dalle donne nella seconda metà dell’Ottocento.
Le sue opere trasmettono un ineguagliabile messaggio delle difficili condizioni sociali del tempo.
Le scene descrivono suggestivamente la condizione di povertà della gente e la loro capacità di resistenza e di sacrificio.
Nel 1882 all’Aquila, l’artista fondò e diresse la “Scuola di Arti e Mestieri”, nella quale studiarono, tra gli altri, Domenico Cifani, Giovanni Feneziani e Tito Pellicciotti.
Nel maggio del 1903 fece ritorno a all’Aquila dove portò a termine Redenzione per San Demetrio ne’ Vestini.
Nel 1905, grazie all’interessamento di Leonardo Bianchi, rettore dell’Università di Napoli e membro del Gran Consiglio della massoneria italiana, partecipò al concorso indetto dal ministero della Pubblica Istruzione per la decorazione dell’aula magna dell’ateneo partenopeo del quale risultò vincitore.
Nel 1906 ricevette dal Consiglio Comunale la cittadinanza onoraria dell’Aquila.
Poco dopo si trasferì a Napoli per lavorare alla decorazione dell’Università che però non riuscì a portare a termine.
Morì a Napoli il 16 novembre 1906, dove venne tumulato nel cimitero degli artisti, ed in seguito riportato nella città natia di Castel di Sangro, la quale oltre al monumento in bronzo collocato in Piazza Patini, gli ha riservato una cappella monumentale per la definitiva sepoltura».