Ripensare insegnamento all’epoca del Covid. Oggi è la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione.
Avezzano- Oggi è la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, celebrata dall’UNESCO ed ha avuto come tema “Insegnamento e apprendimento nell’epoca COVID-19 e oltre”.
Argomento spinoso e dolente se solo si pensa alle mille e mille difficoltà e polemiche che hanno investito, all’inizio della pandemia, la DaD e oggi, il rientro nelle scuole. Eppure, mai come quest’anno la celebrazione sembra avere un senso; istitutita nel 1966, 54 anni fa, la giornata sollecita – oggi più che mai – attenzione e sensibilizzazione verso la scolarizzazione delle persone, delle comunità e della società. Infatti, secondo l’OMS la chiusura delle comunità educanti, causata dal COVID-19, ha prodotto una interruzione dei processi di istruzione e di formazione, “che ha generato maggiori ripercussioni su bambini che appartengono a famiglie vulnerabili; sono i bambini vittime di violenza, che vivono in casa famiglia, di minori non accompagnati” ricorda Samantha Tedesco, Responsabile Advocacy e Programmi di SOS Villaggi dei Bambini e insiste che, in queste realtà, la scuola rappresenta il luogo dove avere un pasto completo, forse l’unico della giornata, e dove adulti competenti possono occuparsi dei bambini ovvero, è, per loro, un posto sicuro.
L’ affermazione non è esagerata; durante la chiusura e la DaD, l’abbandono (1 su 10) e l’incapacità di rispondere al compito (1 su 5) si sono aggiunti all’aumento delle violenze in diverse forme , anche assistita, mentre era impossibile per gli operatori intervenire a controllare situazioni già critiche.
Questi dati hanno messo in evidenza una situazione paradossale: famiglie già in situazioni di fragilità hanno vissuto ulteriori gravi momenti di privazione che si sono aggiunti a quelli già preesistenti; la frustrazione che ne è seguita, ha aperto la stura a nuovi maltrattamenti e umiliazioni così a discriminazione si è aggiunta discriminazione. Sostiene la Tedesco che le scuole vadano riaperte al più presto, senza preoccuparsi dei banchi individuali che aumenterebbero l’isolamento dei bambini ma curando la distanza labiale tra di loro che, tornando a vivere – almeno una parte delle giornata – insieme agli altri, si sentirebbero ancora parte di una comunità che li accoglie, li accetta e li nutre non solo nella mente ma anche nel corpo.
L’organizzazione SOS Villaggi dei bambini si fa portavoce e sostenitrice della riapertura delle scuole e di consistenti investimenti sulla scuola per i quali chiedono l’incremento dall’ 3,8% del PIL al 5% , ricordando che sono 250 milioni i bambini nel mondo che ancora non sanno né leggere né scrivere né contare e che il COVID ha ulteriormente aggravato le diseguaglianze, dato che nel mondo circa 463 milioni di studenti non hanno potuto usufruire della didattica a distanza , specie nei paesi dell’Africa sub sahariana, dove circa l’80/90% non ha computer e/o internet a casa. Lì dove manca internet e/o non ci sono computer a sufficienza e i dispositivi digitali e la TV sono merce rara, un ruolo importante è sostenuto dalla radio e dalle reti comunitarie che si adoperano per trasmettere programmi di apprendimento al fine di allargare e diffondere le opportunità formative a bambini e ragazzi. Ancora Samantha Tedesco mette in evidenza lo stretto rapporto che lega povertà educativa e disagio socio-economico; le famiglie più povere infatti, presentano un basso indice di scolarizzazione; in Italia poi, l’abbandono precoce della scuola, da parte di giovani tra 18 e 24 anni, si attesta su valori che quasi raggiungono il 15% (dato europeo 10,6%) ; solo il 27,8% completa gli studi universitari (in Europa 40,7%) e i giovani italiani risultano meno specializzati dei pari europei quindi, per loro, minori possibilità di accedere a posizioni lavorative che garantiscano loro un reddito sufficiente e un’ adeguata soddisfazione personale.
Gli investimenti occorrono per far rinascere la scuola per la quale è fondamentale “un progetto speciale che, dopo tanto isolamento, metta al centro la relazione educativa per recuperare fiducia e capacità di apprendimento. I bambini sono resilienti possono farcela se noi adulti creiamo le condizioni favorevoli. Serve un “patto educativo territoriale” come stiamo dicendo in molti. Investiamo sulle figure educative, mappiamo i luoghi del territorio, osiamo andare oltre le sentinelle o gli assistenti civici per controllare il rispetto del distanziamento fisico!” spiega ancora Samantha Tedesco e insiste sul fatto che questo quadro calza ancor più a pennello sui 136 paesi e territori nei quali SOS Villaggi dei Bambini è presente per contribuire a realizzare il Quarto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 che persegua un’istruzione di qualità, che combatta le discriminazioni e le diseguaglianze e consenta un equo accesso al tutti.
Fondamentale allora, alla luce di quello che il COVID e la chiusura ci hanno insegnato, ovvero investire sulla formazione degli educatori e sul cambiamento delle metodologie di insegnamento/apprendimento, senza mai dimenticare che per una società mondiale che si muove alla velocità della luce e che cambia repentinamente, non si può mai smettere di imparare e pertanto, è irrinunciabile puntare alla long life learning ovvero al concetto che l’apprendimento è un processo che dura tutta la vita e che la flessibilità – intesa come la capacità di una persona di riconvertirsi in ambito lavorativo – è appunto funzione della disponibilità ad apprendere nuove cose e ad operare in contesti diversi.