Sanità abruzzese ad un passo dal baratro. S.O.S. dalla “stroke unit” de L’Aquila
L’AQUILA – La sanità della nostra Regione si ritrova alle corde, e non solo per il Covid-19. Difatti, ovviamente, adesso parliamo di una situazione pandemica che è al centro dell’attenzione (a ragion veduta). Ma, cosa che spesso si dimentica, i motivi di ospedalizzazione sono tanti, e la coperta è sempre più corta.
Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni in questi giorni, da più fonti, di varie problematiche che andremo ad approfondire ed affrontare, le quali vengono sommate agli episodi che purtroppo accadono in questi giorni (uno su tutti il caso emblematico dell’uomo morto in macchina in fila per le dovute cure).
Difatti, vittime silenti di questa situazione sono molto spesso i reparti interni dell’ospedale, che si trovano indeboliti di uomini e strumenti a beneficio del fronte Covid-19. E quello che ci giunge oggi è un esempio di un reparto al collasso.
Il reparto in questione è Neurologia e Stroke Unit di L’Aquila, che in questo momento ci riferiscono versare in una condizione di grave insufficienza di personale. Di partenza il personale era infatti di 9 persone, così da gestire il reparto con una presenza almeno di due unità per turno e garantire un servizio sufficientemente adeguato. Adesso, come ci viene segnalato, il personale sarebbe sceso a 6 unità, riducendosi così del 33%, poiché un elemento è stato spostato in un reparto Covid-19, e due sono in isolamento per contatti stretti con positivi, in attesa di tampone (una delle quali ha presentato già licenziamento per la fine del mese).
Lo Stroke unit si ritrova così depotenziato di un terzo rispetto alle sue possibilità, ed in una situazione molto difficile. Difatti, con 6 infermieri (compresa la coordinatrice di reparto), l’unità per restare operativa ha dovuto spostare le turnazioni di reparto, disponendo finanche una persona per turno ed arrivando a richiedere anche turni di 12 ore. Con i letti intasati dal Pronto Soccorso, e mancando di personale, la turnazione ha iniziato anche a comprendere la coordinatrice ed ha richiesto addirittura lo spostamento del neurologo nella postazione di guardia attiva e non più reperibilità, mandando così a data da destinarsi numerose prestazioni ambulatoriali richieste.
Come ci evidenzia anche il Tribunale per la difesa del Malato, a cui abbiamo richiesto un parere sulla situazione, la forte mancanza di personale può davvero rappresentare un problema. A parte il rischio di carenze “qualitative”, ci evidenzia il Tribunale, si va incontro alla crescita di possibilità di un errore umano, visto le ore complessive di turno. Errore che può costare molto caro, sia per la salute del paziente, sia per la tutela dello stesso operatore (che se non salvaguardata porterebbe ad un ancor minore numero di personale ed il conseguente collasso dell’unità).
Questa è dunque la situazione del reparto aquilano: una coperta già corta, che questa situazione pandemica sta erodendo ad una velocità così insostenibile. La domanda sorge quindi spontanea: quanto, chi di dovere, dovrà avvicinarsi al baratro prima di porre un rimedio vero e tangibile, per la sicurezza e la saluta nostra e di chi si occupa di noi nonostante la situazione?