Sanità ad Avezzano: testimonianze di cittadini abbandonati in un girone dantesco
AVEZZANO – Ormai si può dire senza tema di smentita alcuna che l’Ospedale d’Avezzano sia diventato un girone dantesco.
Lontana è la eco di possibili aggiustamenti e potenziamenti, in quanto ormai è chiaro che la Direzione della Asl L’Aquila-Avezzano-Sulmona, perduta in chissà quale idea di ottimizzazione, non abbia alcuna intenzione di risanare ma, semmai, affossare, diminuire se non eliminare.
Nelle due immagini che seguono la vista dell’ingresso dell’ospedale e di un reparto di domenica mattina: sembra non ci sia nessuno o quasi ma dietro le porte dei reparti o degli studi medici si cerca di far quel che si può, con il poco personale a disposizione e come dice un medico G.M. “…anche a rischio legale perché stiamo violando le regole sul tempo di lavoro…“
E’ già stata lamentata ampiamente la carenza di personale, soprattutto nel Pronto Soccorso dove all’arrivo del sospirato primario non ha fatto seguito la sistemazione della equipe dove mancherebbero almeno altri 2-3 medici, ma ci sono anche le carenze in Urologia, Chirurgia Vascolare, tanto per fare due esempi assai calzanti, e le carenze non sono solo di personale medico ma anche di quello infermieristico ai vari livelli, perché al di là delle carenze, per così dire strutturali, c’è la necessità di sostituire, sia pur temporaneamente, il personale fuori servizio per CoVid19.
Ma potrebbe sembrare che tutto risalirebbe al CoVid19 come causa delle disfunzioni, mentre è in crisi l’intera organizzazione del nosocomio marsicano.
Basteranno alcuni esempi raccolti, direttamente, sul “campo di battaglia” a dimostrare quanto detto.
M.C. ha riferito “Circa due domeniche fa mi sono recato ad accompagnare, al PS di Avezzano, mia suocera che accusava dolori addominali, con addome poco trattabile, come da indicazioni di un medico amico prima intervenuto a casa. Dopo quattro ore di attesa del tampone di verifica ancora non era stata avviata al PS…“.
C.C. ha invece riferito “A causa di una cisti ho dovuto subire, alla fine del 2019, una operazione alla mandibola e dopo l’operazione ho accusato una specie di paresi facciale legata al fatto che sarebbe stato intaccato o danneggiato un nervo. Successive visite ed una successiva operazioni hanno in parte ridotto il problema ma ho ancora problemi di allineamento della mandibola stessa e qualche limitazione in alcuni movimenti della mandibola stessa, specie se accentuati….“.
Ha poi aggiunto: “Ho sentito sulla questione il primario del reparto di chirurgia che mi ha operato e questi ha assentito che forse ci sarebbe stato un errore durante l’operazione.
Poi, un funzionario della ASL all’Aquila [che non vuole essere nominato] mi ha detto che l’Ospedale di Avezzano ha il più alto indice di contestazioni per errore diagnostico o chirurgico“.
C’è stata una rilevazione di dati, assolutamente anonima, presso la sala d’attesa del PS.
La rilevazione risale in parte alla fine del 2019, la persona che l’ha fatta, D.G. ha riferito: “Mi occupo di un progetto sulla qualità dei servizi sanitari ed ospedalieri e, essendomi trovato per varie ragioni presso il PS di Avezzano, ho preso qualche appunto e così ho osservato che: è vero che in meno di 30 minuti le 40 persone in attesa sono state smistate e trattate con una riduzione di oltre il 50 %, ma è pur vero che alcuni pazienti da stato giallo e verde hanno sofferto di disfunzioni quasi inammissibili per quella che è stata l’attesa di uscita dal sistema per la refertazione finale-dimissione dal servizio.
Così un paziente femminile per caduta con frattura di una costola toracica (tempo di attesa dopo la classificazione oltre 60 minuti) è stata avviata alla radiologia e infine al reparto dopo più di 2 ore.
Un’altra paziente femminile (22 anni) con problemi di vomito-diarrea ripetuta (tempo di attesa prima della classificazione 10 minuti – mantenimento entro il sistema di oltre 2 ore.
Una donna anziana con problemi indefinibili (dolori e stato di confusione evidente) ha avuto 30 minuti di attesa prima della visita, e 2 ore prima della refertazione finale-dimissione…“.
Ha poi aggiunto: “Sempre per lo stesso progetto, nel 2017 e sempre presso lo stesso PS ho potuto rilevare che una persona anziana di oltre 80 anni di età, caduta e con frattura apparente del setto nasale, è rimasta oltre 2 ore nel corridoio del PS prima che qualcuno, un medico richiamato da un familiare rimasto vicino all’uomo, gli facesse apporre un tampone nasale provvisorio e lo inviasse poi ai successivi esami e la dimissione è avvenuta solo oltre 4 ore dopo l’avvio al reparto otorino…“.
Come si vede, anche dalle date, il problema non è insito nel CoViD19, che semmai ha riguardato solo il 2020 e sino alla attualità, ma in una strutturazione che risale indietro negli anni.
C’è da chiedersi quale sia la causa di tutto ciò e, magari, si potrebbe dire che occorra pazientare e che tutto migliorerà, ma poi arrivano altre notizie…
Quali? Ma è semplice: quelle della fotografia che segue e che riproduce un post su FB del 7 giugno 2022.
Probabilmente si tratta del pick oncologico o pcc. Da una fonte specializzata (I PICC per i pazienti oncologici – Fnopi L’infermiere (infermiereonline.org)) apprendiamo che: la gestione degli accessi venosi è clinicamente rilevante, considerando che oggi si ricorre all’utilizzo di aghi cannula periferici per la somministrazione di qualsiasi farmaco.
Il risultato di questa scelta terapeutica determina spesso la rapida riduzione di vie venose agibili, con conseguente incremento delle venipunture, del disagio del paziente nonché del rischio di possibili danni.
In particolare ciò comporta la riduzione della possibilità di portare a termine le terapie indicate nei tempi e nei modi prescritti e corretti. L’utilizzo continuativo e reiterato di vasi periferici aumenta peraltro il rischio di stravaso di farmaci potenzialmente pericolosi (ad esempio vescicanti).
Le linee guida mirate indicano che la via periferica, con ago cannula o Midline, può essere usata solo per infusione di farmaci non vescicanti ovvero di farmaci con ph compreso tra 5 e 9 e farmaci non iperosmolari (Bard Access Systems, 2003; Registered Nurses Association of Ontario, 2004).
A questo punto cosa altro si può dire?
Un paziente intervistato (R.A.) dopo una sosta al laboratorio analisi ha riferito: “Ho portato l’impegnativa per gli esami e mi han detto che alcune cose richieste dal mio medico non si possono fare perché mancano i reagenti…”.
E’ tutto qui: dalla trincea sul fronte della sanità avezzanese e marsicana Vi ha parlato l’inviato di Espressione24…