Sanità nella Marsica, Anno 1992: L’INIZIO DELLA FINE

Foto ANSA

TAGLIACOZZO – Un’operazione lenta ma inesorabile, avviatasi quasi trent’anni. Era il 1992 quando cominciarono a levarsi le prime voci allarmanti di ridimensionamento e razionalizzazione degli ospedali di Tagliacozzo e Pescina.

L’Umberto I di Tagliacozzo

Voci sempre più assillanti e insistenti affinché i “sudditi” cominciassero ad abituarsi all’idea. Da allora il balzano progetto politico ha cominciato a prendere forma e a concretizzarsi con il passare degli anni. Nel mese di luglio del 2002 il quotidiano “Il Tempo” denunciò il sistematico smantellamento dei “pezzi” più pregiati del “S. Rinaldi” e dell’”Umberto I”, progetto politico portato avanti fino a questi giorni con una certa pervicacia, sotto una grandinata di false promesse e ipocrite lusinghe di un loro sicuro, decisivo potenziamento. No, quel che sta accadendo in questi giorni non è una tempesta in un bicchier d’acqua, bensì un pesantissimo cocktail di panzane sparate da improvvidi politici, sotto il quale si è sempre celato il progetto partito nel lontano 1992: la condanna a morte per consunzione dei due piccoli ospedali per favorire altri più lucrosi interessi.

Il Serafino Rinaldi di Pescina

Una condanna sancita in prima istanza con la firma della mano “sinistra”, giudizio confermato in appello con la firma della mano “destra”. Ebbene, quando “Il Tempo” scoperchiò il vaso di Pandora della politica, si scatenò il pandemonio. All’unisono amministratori, sindaci, vertici dell’azienda sanitaria, consiglieri regionali, provinciali, comunali e traffichini di ogni risma, concordarono che era in atto da parte della stampa un autentico boicottaggio dei due ospedali e che, al contrario di certe rivelazioni, tutto procedeva invece nel migliore dei modi. A distanza di anni da quel torrido mese di luglio del 2002, dopo non si sa quanti avvicendamenti di assessori regionali alla sanità e manager vari, passati tutti da queste parti a tranquillizzare gli animi, la storia si ripete. E nessuno di certi ambigui personaggi ricorda che il malato non è un utente, ma un paziente tanto, tanto paziente.

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