Sarà smantellato il “casotto di cemento” sul tratto di Via Verde a Fossacesia
FOSSACESIA – In Abruzzo, si sa, ci sono straordinarie bellezze, ma anche veri e proprio orrori. Uno di questi è a Fossacesia.
E se le bellezze sono dono della natura e del passaggio di uomini illuminati, la brutture, gli sfregi sono esclusivamente opera dell’uomo.
Uno di questi è a Fossacesia ed è un piccolo manufatto in cemento realizzato sulla cosiddetta “Via Verde“.
Insomma, un vero pugno nello stomaco lungo la Costa dei Trabocchi, uno dei posti incantati d’Abruzzo e fra i più belli d’Italia.
Uno sfregio orrendo lungo la Via verde sulla Costa dei Trabocchi
Tale “casotto di cemento”, che sarebbe stato male anche nella più orrida periferia, ora potrebbe sparire per ordine della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio che ha accolto le tesi del Sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio.
«Le preoccupazioni manifestate dal Sindaco di Fossacesia, in particolare in termini di impatto sul sensibile paesaggio costiero della Via Verde, appaiono pienamente condivisibili.
Si tratta infatti di una costruzione che, indipendentemente dalla tipologia e dalla finitura conclusiva che la caratterizzerà, impatta per la posizione che occupa, in un tratto che consentiva finora la libera fruizione della visuale a mare».
Questo è uno dei passaggi della lettera con cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio chiede al Presidente della Provincia di Chieti la rimozione del manufatto in cemento realizzato sul lato mare del tracciato ciclopedonale della Via Verde, di fronte alla vecchia stazione delle Ferrovie dello Stato nella zona nord del litorale di Fossacesia Marina.
Dopo la sua costruzione, avvenuta un anno fa, si erano registrate molte reazioni negative, pervenute anche al di là dei confini regionali, e prese di posizione, tra cui appunto quella del Sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio.
Il primo cittadino da allora aveva più volte sollecitato l’Amministrazione Provinciale a procedere all’abbattimento del volume in cemento.
Il Sindaco più volte aveva indicato locali alternativi per eliminare il “box di cemento”
Di Giuseppantonio aveva anche suggerito di sfruttare i locali dell’ex scalo ferroviario oppure l’area opposta alla Via Verde, che confina con la Statale 16 Adriatica, per spostare il “box” destinato ai servizi pubblici per gli utenti.
Dal momento della realizzazione del manufatto in cemento, la Soprintendenza aveva più volte segnalato la necessità di provvedere alla sua rimozione e, nel caso, allo studio di una sua diversa collocazione.
A ciò si aggiunga che, in fase esecutiva dei lavori per la costruzione della Via Verde, era necessario il coinvolgimento degli uffici della Soprintendenza proprio per la definizione dell’ubicazione delle strutture a supporto del percorso ciclopedonale.
Opzioni condivise dalla Soprintendenza e rimarcate nella nota inviata al Presidente della Provincia, sottoscritta dal Direttore arch. Rosaria Mencarelli e dal funzionario competente, arch. Aldo Giorgio Pezzi.
«Credo che le osservazioni della Soprintendenza segnino l’epilogo di questa vicenda – afferma il Sindaco Enrico Di Giuseppantonio -.
Per mesi, prima della realizzazione, avevo chiesto che quel fabbricato fosse tolto perché in netto contrasto con il paesaggio che lo circonda, tra l’altro in uno dei punti panoramici più belli della Via Verde, dalla quale è possibile ammirare il Golfo di Venere e i trabocchi che sorgono in quel tratto di mare.
Di Giuseppantonio: «L’intervento della Soprintendenza segna l’epilogo di questa vicenda»
Devo ringraziare pubblicamente la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, che mi ha sostenuto in questa battaglia in difesa dell’ambiente e del paesaggio, che da sempre hanno contraddistinto le Amministrazioni da me guidate.
L’auspicio ora è che si proceda presto allo smantellamento del manufatto».
Un auspicio che facciamo nostro e al quale aggiungiamo l’augurio che da oggi in poi, prima di agire, si faccia riferimento a chi su certi argomenti ha maggiore competenza.