Sciopero Sevel, PD regionale: “Preoccupazione, serve chiarezza sul destino dei lavoratori e sul futuro dell’unità produttiva abruzzese”
“Esprimiamo forte preoccupazione per quanto sta accadendo nello stabilimento Sevel di Atessa, in cui sono a rischio 705 posti di lavoro di operai somministrati. La Fim Cisl, nelle scorse ore, ha reso nota la volontà dei sindacati di indire uno sciopero a causa del nulla di fatto che è seguito alla riunione tra direzione, segreterie provinciali e rsa, volta ad evitare il conflitto”: lo dichiarano Michele Fina, segretario del Pd Abruzzo, Daniele Marinelli e Lisa Vadini, responsabili rispettivamente economia e lavoro del partito regionale.
Per Fina, Marinelli e Vadini “in base ai dati forniti, è evidente che i livelli occupazionali di Sevel del 2021 sono i più bassi di sempre: ad oggi vi sono impiegati 5670 lavoratori, di cui 705 somministrati tra staff leasing e tempo determinato, a fronte dei 6059 lavoratori a tempo indeterminato impiegati nel 2016. Nei giorni scorsi le rappresentanze sindacali hanno sollecitato le dirigenze aziendali affinché venissero fornite risposte esaustive sulla trasformazione a tempo indeterminato dei lavoratori ad oggi somministrati, anche attraverso la previsione per loro di un meccanismo di “precedenza” nelle assunzioni per i futuri ingressi, con ulteriori garanzie per le proroghe dei lavoratori a tempo determinato. La mancanza di riscontro a queste richieste ha inevitabilmente condotto ad un punto di rottura e la rsa di Sevel, in queste ore, sta definendo le modalità dello sciopero. Questa situazione rende sempre più complesso comprendere quali sono le determinazioni del gruppo Stellantis relativamente all’unità produttiva abruzzese, rischiando di comprometterne la competitività rispetto al nuovo stabilimento Stellantis polacco. Auspichiamo, dunque, che si faccia chiarezza non solo sul destino attualmente incerto dei lavoratori, ma anche sul futuro di un’unità produttiva di rilevanza cruciale per la regione Abruzzo e per tutto il territorio nazionale, che solo nel 2021 ha garantito la produzione di ben 300mila veicoli commerciali e che da tempo è interessata dal processo di transizione ecologica che investe il settore dell’automotive, rendendo sempre più urgente e non più rinviabile la condivisione di un piano industriale che sia in grado di mantenere alto lo standard dei livelli occupazionali e produttivi”.