Scoccia, Di Benedetto e Pietrucci: “Dalla Regione il danno e la beffa: attività aquilane senza sostegni”
“Molte attività economiche della provincia dell’Aquila hanno subìto oggi un ulteriore sfregio dalla destra che governa la Regione: un emendamento di Sospiri e D’Incecco (in foto), infatti, modificando il titolo del PdL 187/2021 ha escluso le piccole aziende del nostro territorio da possibili benefici e ristori. Il PdL prevedeva un fondo di 10milioni di euro per sostegni alle imprese della ristorazione e alle strutture ricettivo-turistico-alberghiere, le più penalizzate dall’emergenza sanitaria. Le risorse – ancora da riprogrammare per la verità – verranno gestite dalla FIRA, la Finanziaria regionale, con una serie di misure: prestiti agevolati, ricapitalizzazioni, piccoli contributi a fondo perduto e un fondo di garanzia per l’accesso al credito.” così i 3 consiglieri regionali si scagliano contro le misure disposte dalla Regione Abruzzo.
Sempre i 3 spiegano in seguito: “Queste misure, previste inizialmente per le imprese del settore ricettivo-turistico alberghiero, sono state estese a tutte le “imprese che hanno subìto restrizioni previste per le “zone rosse” per effetto delle Ordinanze del Presidente della Regione”. Così potranno beneficiarne soprattutto le aziende dell’area Chieti-Pescara col risultato di soddisfare una microscopica parte delle domande che arriveranno. Come è già successo coi precedenti provvedimenti del “Cura Abruzzo 1 e 2”, la stragrande maggioranza degli aventi diritto resterà senza un euro. E soprattutto si discriminano città e territori ugualmente colpiti.”
Concludono gli stessi, ricordando: “Ai primi di novembre scorso era stato lanciato un allarme accorato per chiedere di classificare L’Aquila “Zona rossa” e di attivare la didattica a distanza nelle scuole medie, vista la crescita inesorabile dei contagi (arrivammo al picco di 400 al giorno), le situazioni agghiaccianti che si registravano all’ospedale di Avezzano o al San Salvatore e il rischio di un collasso sanitario. In quelle ore l’Abruzzo entrava nella “fascia arancione” ed era giusto prevedere una ulteriore diversificazione delle aree a rischio. Quell’allarme fu ignorato e ne abbiamo pagato tristi conseguenze. Così come fu trascurata la successiva escalation di contagi sulla costa che poi è costata amaramente all’intero Abruzzo. E quando a Pescara si istituì la “Zona rossa” il picco dei contagi era di 300 al giorno. Una differenza, rispetto all’Aquila, davvero assurda. Insomma oggi si sono sommate l’incapacità a gestire la pandemia e l’ingiustizia nel garantire i ristori.”