“Scuole aperte, aule vuote, famiglie in gravi difficoltà” lettera aperta a Mario Draghi
Questo il senso della lettera aperta inviata al Presidente del Consiglio da Diego Di Bonaventura che auspica un approccio non più emergenziale alla pandemia
Il presidente della Provincia, nonché Sindaco di Notaresco, ha inviato una lettera aperta a Mario Draghi sottolineando la difficile condizione che stanno registrando le famiglie, gli studenti e gli stessi operatori scolastici rispetto a quelle che definisce le “contrastanti” misure riguardanti l’emergenza sanitaria. Questo il testo:
“Questi sono i numeri dei plessi scolastici (infanzia e primaria) presenti sul territorio del mio comune: 43 alunni presenti su 217 nel primo; 9 alunni su 105 nel secondo; 1 alunno su 35 nel terzo.
I dirigenti scolastici hanno difficoltà a reperire personale e docenti, visto che sono a caccia dei “supplenti dei supplenti”.
I genitori, anche quelli dei figli minorenni che frequentano le scuole superiori, sono preda di continui e contrastanti comunicazioni che si susseguono praticamente ogni giorno (dalle scuole o dalla Asl competente), con le onerose conseguenze pratiche che si possono immaginare nell’organizzazione delle famiglie: perché bisogna, ovviamente, anche lavorare. Per molti è sempre più difficile; bisogna andare a riprendere i figli per un presunto caso di Covid-19, oppure portarli a fare tamponi in un hub territoriale, tutto naturalmente in orario lavorativo.
Presidente, le chiedo: visto lo stato delle cose, possiamo affermare che la scuola è aperta?
Di fatto lo sembra, in realtà non è proprio così; io credo che gli echi delle proteste dei genitori, e quelle delle sofferenze, non arrivino fino a Roma. Noi amministratori locali, per scelta, missione, passione, siamo in prima linea e va bene così. Però chiediamo una maggiore interazione, figlia di una potenziata capacità di ascolto, e una rappresentazione più aderente alla realtà rispetto a quello che sta accadendo sui territori.
Il Governo, giustamente, licenzia direttive nazionali non tollerando le iniziative regionali (si veda il caso dell’ordinanza del Presidente della Regione Campania, De Luca, puntualmente impugnata) figuriamoci se sono ipotizzabili iniziative sindacali sui singoli Comuni.
Però mi chiedo se è possibile continuare a gestire la pandemia come stato di emergenza visto che sono passati quasi due anni dall’inizio di questa crisi.
Il mio auspicio – attraverso il Ministro competente e il tavolo degli esperti – è che venga potenziata la capacità di ascolto e che venga misurato, calibrato, l’impatto dei provvedimenti sulla vita quotidiana delle persone. Perché è nel Paese reale, nelle comunità che si riflettono scelte e decisioni che non hanno contrappesi ristorativi.
Dopo due anni, io credo e lo dico umilmente, c’è bisogno di un nuovo approccio nella gestione della pandemia, così come c’è bisogno di un modo nuovo, meno burocratico e più efficace, di comunicare quelle decisioni che impattano in maniera spesso drammatica nella vita dei cittadini.
Noi vi rappresentiamo sul territorio, noi abbiamo bisogno di voi”.