Se n’è andata la “Toga di Platino”. Ci ha lasciati l’avvocato Attilio Cecchini
“Don Attilio” aveva 96 anni. Era stato protagonista come difensore in processi come quello a Michele Perruzza, Tangentopoli di Avezzano e per il Post-Sisma dell’Aquila
AVEZZANO – La “Toga di Platino” degli avvocati della provincia dell’Aquila, ma un po’ di tutto l’Abruzzo, ci ha lasciati. All’età di 96 anni, oggi, è morto l’avvocato Attilio Cecchini, aquilano, un vero principe del foro, che ha esercitato fino a qualche mese fa.
Parlare di Attilio Cecchini, per chi scrive, significa compiere un balzo indietro di trent’anni. Un periodo giornalisticamente esaltante, e non solo per i trent’anni di meno.
I titoli più importanti, erano gli anni a cavallo fra il 1990 e il 1994, erano Il Delitto di Balsorano (Processo a Michele Perruzza), La Tangentopoli di Avezzano, Il Caso De Stefano, ma, successivamente, anche tanti altri fino alle note vicende legate al Post -Sisma dell’Aquila.
Giovanissimo cronista di giudiziaria, chi scrive accostò l’avvocato Attilio Cecchini con l’iniziale timore reverenziale che si concede solo ai grandi. E Cecchini lo era. E lo era anche nei rapporti. Tolse subito di mezzo l’iniziale imbarazzo e iniziò a comportarsi come con tutti gli altri cronisti da più anni sulla scena. Seguire le udienze con Cecchini protagonista, significava assistere a lezioni di diritto ma soprattutto di stile. Raramente infuocato, sempre fermissimo e preparatissimo nelle sue battaglie legali.
Con il Caso Perruzza, però, Cecchini superò sé stesso sia in diritto che in umanità. Assunse quella controversa e discussa difesa gratuitamente e cercò fino all’ultimo, con i soli strumenti dell’indagine e del diritto, di dimostrare l’assoluta innocenza del suo assistito. Michele Perruzza, era accusato di omicidio nei confronti della nipotina. Accusa già tremenda, alla quale si aggiunse il corollario di terribili allusioni e del linciaggio a Balsorano, paese dove viveva Perruzza. Il muratore di Balsorano fu condannato all’ergastolo e, nonostante le intense attività di Cecchini e dell’intero collegio difensivo, le porte per la revisione del processo non si riaprirono neanche davanti a grossi dubbi su Dna e altre circostanze.
A portare avanti quella battaglia ci fu anche il collega Gennaro De Stefano, cronista del settimanale “Oggi”, originario di Napoli ma avezzanese di adozione, che cercò in tutti i modi di dimostrare l’estraneità di Perruzza e le crepe nell’inchiesta. De Stefano finì, poco dopo, nella veste di indagato. Un arresto illegale della Polizia, come statuito da una sentenza definitiva, per motivi che non sono stati mai chiariti del tutto, per possesso di droga, che Cecchini con atti, testimoni e motivazioni di diritto, smontò fino a provocare un processo all’inverso, ovvero con gli agenti che eseguirono quell’arresto nella veste di indagati e che portò a condanne e ad altri provvedimenti. Anche in quel caso Cecchini filò dritto per la sua strada.
Ottimo il suo rapporto con la stampa, senza mai indulgere nel protagonismo e nello show, ebbe modo di far capire che il processo doveva in aula formare le prove per una condanna o per una assoluzione. Il suo scrupoloso metodo investigativo e scientifico, fece capire che una vicenda di cronaca non ha mai una sola faccia e mai una sola lettura.
Ma Attilio Cecchini, in gioventù, era stato anche giornalista, in Venezuela, per poi tornare in patria e dedicarsi alla sua professione e, ovviamente, alla sua amata città. L’Aquila era per “Don Attilio” la casa, la culla, la cultura, un vero amore tanto che nel 1994 si candidò anche a Sindaco. Appassionata la sua partecipazione alle vicende Post Sisma del 2009 e il suo contributo per la ricostruzione e la ripartenza del capoluogo di regione. Circa un anno fa, poi, era il novembre 2019, il Consiglio distrettuale dell’Ordine degli avvocati dell’Aquila, gli ha conferito al “Toga di Platino” per i suoi 70 anni di professione. Una rarità per durata e, soprattutto, per lucidità e capacità di aggiornamento. In mezzo il libro a lui dedicato dal collega Angelo De Nicola, de Il Messaggero, e una serie di reading, con l’attore marsicano Corrado Oddi, incentrati sulla sua vita, a partire dalla sua esperienza venezuelana.
Oggi il passo d’addio di un vero e proprio Principe, nell’aula di Tribunale e nella vita, fiero ed essenziale testimone dell’amore per la verità, per la giustizia e, naturalmente, per la sua città.