Sevel in 7mila restano ancora a casa

Sevel e Honda allungano lo stop, in 7mila restano in casa

Val di Sangro. Così era stato deciso: la Sevel mandava gli operai e dipendenti in cassa integrazione fino al 13 aprile, con rientro il 14; la Honda aveva posticipato il fermo produttivo fino al 24 aprile per contribuire ulteriormente al contenimento della diffusione del virus, con rientro al lavoro fissato a lunedì 27 aprile; mentre continuano a lavorare i 400 operai della Dayco (cinghie di trasmissione) di Manoppello e Chieti scalo.

Ma l’esito della riunione di ieri, 17 Aprile in call conference, tra la Rsa e la direzione aziendale ha deciso che la Sevel resterà ferma anche la prossima settimana, fino al 26 aprile, salvo nuovi decreti da parte del Governo sulla filiera dell’auto, in tal caso i lavoratori verranno tempestivamente informati della ripresa dell’attività lavorativa.

È il 1981 quando la Società Europea Veicoli Leggeri decide di aprire un nuovo stabilimento in Abruzzo, nel cuore della Val di Sangro. La produzione Sevel si insedia così fra i comuni di Paglieta e Atessa, fra loro confinanti, diventando una leva di sviluppo economico e un’occasione di lavoro per gli abitanti.

Oggi la fabbrica abruzzese copre un’area di 1.200.000 mq e impiega circa 6.200 persone. Negli anni si è affermata come il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa. 

Riteniamo che per la Fase 2 bisogna inserire nuove misure sanitarie, come test sierologici e applicazioni per monitorare la sintomatologia. Altrimenti si correrebbe il rischio di dover chiudere nuovamente, con danni incalcolabili per le famiglie e per il sistema economico. Ci sono ancora troppe fabbriche, piccole e medie, che non hanno adottato nessuna precauzione anticontagio, ecco perché riteniamo indispensabile rendere obbligatori in tutti i siti produttivi i protocolli di sicurezza”. 

dice la Fim Cisl in una nota.

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