Strada dei Parchi si difende dagli attacchi e spiega come stanno cose
L’Aquila- Il processo mediatico in atto in queste ore contro Strada dei Parchi e i suoi dirigenti chiaramente non tiene conto dei fatti, che proviamo a riassumere:
Questione acqua Gran Sasso.
Tutte le attività che riguardano la regolazione e la prevenzione dei rischi riguardanti le condotte che si trovano sotto il Gran Sasso non sono di competenza di SDP. Ogni qualvolta le Istituzioni competenti hanno deciso di intervenire sulle condotte che alimentano gli acquedotti, il Governo ha nominato un commissario: è stato così nel biennio 2005/2006, è così oggi con un commissario nominato un anno fa proprio per svolgere i lavori per la messa in sicurezza definitiva. Nella primavera del 2019 la Concessionaria si è trovata in una paradossale situazione.
- Da una parte la Procura di Teramo che indagava su presunti rischi di inquinamento delle acque, imputando a SDP di non aver attuato interventi finalizzati a prevenire detti rischi. ·
- Dall’altra il Ministero (MIT) che con una nota ribadiva la sua esclusiva competenza in materia e addirittura diffidava di fatto la Concessionaria dall’intervenire.
In altre parole, la Concessionaria e i suoi dirigenti si sono trovati in una posizione evidentemente irrisolvibile:
- Da una parte veniva precluso qualsiasi “intervento di prevenzione” per difetto di competenza;
- Dall’altra, si era esposti a un concreto rischio sul piano penale. Consentendo il traffico sotto le gallerie, di fatto, azienda e dirigenti avrebbero corso il rischio che gli si potesse addebitare la reiterazione del reato d’inquinamento contestato.
L’ipotesi di chiusura del 2019. In questa situazione, SDP si vede costretta a procedere alla chiusura del tunnel del Gran Sasso in mancanza di chiare indicazioni sul comportamento da assumere da parte di tutti gli enti interessati. Chiusura scongiurata proprio dall’intervento del Ministero, con il quale la Concessionaria ha individuato le misure per “mitigare il rischio inquinamento” preannunciate anche alla Procura di Teramo.
Misure che sono ancora in atto: la riduzione della circolazione su una sola corsia e la riduzione della velocità all’interno delle gallerie, oltre che la predisposizione di nuovi presidi di pronto intervento. Proprio alla luce di queste proposte formulate in extremis, una delegazione del governo (tre Ministeri: Miur, Mit e Sanità) oltre che i rappresentanti della Regione, il 16 maggio 2019 si sono incontrati con il vertice della Procura di Teramo. All’esito di detto incontro, sono state definite le condizioni per evitare la chiusura del Traforo.
Una situazione, complessa e delicata, dunque, che è stata responsabilmente affrontata con il costante e trasparente coinvolgimento delle Istituzioni interessate e nella quale non vi è mai stato alcun comportamento qualificabile in termini di “ricatto”. La vicenda è stata peraltro oggetto di illustrazione da parte dei vertici di SDP il 29 maggio del 2019 alla VIII e IX commissione della Camera dei Deputati. In quella occasione sono stati prodotti anche tutti i documenti che ricostruiscono in dettaglio tutta la storia delle canalizzazioni del Gran Sasso, dalla loro realizzazione alla concessione rilasciata dall’Anas al sistema degli acquedotti abruzzesi. Gli atti sono ufficiali e pubblici e quindi a disposizione di tutti.
Aumento pedaggi
La tesi secondo la quale SDP avrebbe esercitato pressioni sul Governo è risibile e del tutto priva di fondamento. La Convenzione che regola la concessione riporta tassativamente le condizioni per l’applicazione degli aumenti, che sono dovuti al verificarsi di precise condizioni e calcolati con criteri del tutto oggettivi. Pertanto, neanche il Governo può derogare a tali prescrizioni.
La vicenda dei cantieri da mantenere aperti.
L’operatività di SDP è stata fortemente condizionata da ritardo di oltre sette anni di ritardo nell’adozione del nuovo Piano Economico Finanziario, che peraltro, oltre che dalla Convenzione, è imposto da una legge dello Stato (l.228 del 23/12/2012). Di fronte al prolungato e ingiustificato inadempimento del MIT, il Consiglio di Stato, nell’ottobre del 2020, ha nominato un Commissario ad acta proprio per approvare il nuovo piano (PEF).
Ricordiamo che per svolgere qualsiasi attività la Concessionaria deve chiedere le autorizzazioni di rito al Ministero e agli organi di controllo dello Stato (Consiglio Superiore dei lavori pubblici ecc.) e tali attività devono essere previste in un PEF. In questo caso il nostro presunto “ricatto” consisterebbe nella richiesta, fatta ripetutamente ed ufficialmente al MIT, di accelerare l’approvazione del PEF, in modo da evitare di chiudere i cantieri allora operanti.
Evidenziamo infine che tramite i suoi difensori SDP intende chiedere al GUP dell’Aquila di disporre un incidente probatorio, vale a dire, un’indagine per verificare da subito, con una perizia esterna di tecnici specializzati, lo stato e la consistenza delle strutture autostradali sottoposte ad indagine. Le continue verifiche tecniche effettuate in questi anni e in questi mesi sullo stato dei suoi viadotti confermano non c’è nessun pericolo per la sicurezza dell’A24 e A25. Non si comprende quindi l’illazione secondo la quale la società avrebbe celato agli utenti i presunti reali rischi delle autostrade.
La Concessionaria ha dato mandato ai propri legali di verificare se dalle pubblicazioni emergano fatti diffamatori, lesivi e pregiudicanti la Società e i suoi dirigenti.