Strage L’Aquila, alla base del gesto le gravi condizioni di salute del figlio. L’avvocato di famiglia: “Carlo tradito dalla sofferenza”

L’AQUILA – “Una vicenda estremamente grave”.

Queste le parole dell’avvocato di famiglia Emilio Bafile davanti alla villa dell’Urologo Carlo Vicentini che avrebbe ucciso moglie e due figli.

Alla base della strage compiuta a L’Aquila dall’ex primario di urologia di Teramo, ci sarebbero infatti proprio le gravi condizioni in cui versava il figlio più grande, 43enne, disabile e attaccato ad un respiratore.

“Era un professionista straordinario – ricorda il legale – ha sofferto sicuramente per la situazione clinica del figlio che stava poco bene e questa vicenda lo ha segnato. Ovviamente, la sofferenza è arrivata all’estremo e ha maturato questa idea”.

“Ci avevo parlato qualche giorno fa – aggiunge – anche in quell’occasione si è confermato una persona di livello, di tanti interessi. Una persona di spicco, ma le condizioni del figlio hanno pesato molto sulla sua esistenza”.