Strage nelle carceri. Altra tragedia nella notte. Si toglie la vita un agente 36enne. De Fazio (UIlPa): «Dal governo Meloni solo inutili “decretini”»

ROMA – Continua la carneficina nelle carceri italiane. L’ennesimo lutto ha colpito il Corpo di Polizia Penitenziaria.

Mentre il Governo vara decreti che, stante quanto riferito dalle Organizzazioni sindacali, serviranno a ben poco se non a nulla, un altro poliziotto penitenziario ha deciso di farla finita.

«Aveva 36 anni, originario di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, da un paio di mesi impiegato presso la Centrale Operativa Nazionale di Roma, stamattina doveva assumere servizio, ma nella notte si è tolto la vita sparandosi, sembrerebbe, con l’arma d’ordinanza.

Sale così tragicamente a 6 il numero degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria che, dall’inizio dell’anno, si sono tolti la vita.

Il precedente a Favignana, solo domenica scorsa, mentre a 52 ammontano i suicidi dei detenuti nello stesso periodo. Una carneficina, una strage senza precedenti e che non può non avere, seppur fra concause diverse, un’origine comune.

Uno stillicidio di vite spezzate che vede il Governo inerte, capace, evidentemente, di varare solo “decretini”, forse strumentali a strategie politiche, ma non certo utili a sollevare le sorti di un sistema carcerario sempre più alla deriva, né a fermare la spirale di morte che non ha precedenti -afferma Gennarino De Fazio della Uil-Pa Polizia Penitenziaria -.

Sappiamo bene che a provocare un gesto estremo come il suicidio concorrono una serie di fattori, ma ciò che sta accadendo, con un’incidenza di cui non si ha memoria nella storia dell’amministrazione penitenziaria, non può non derivare direttamente anche da ragioni connesse al lavoro prestato.

Per questo, per noi si tratta di morti in servizio e per servizio – -argomenta ancora il Segretario della UilPa -.

Gennarino De Fazio

Il collega, che non era coniugato, prima di essere trasferito alla Centrale Operativa Nazionale di Roma, aveva prestato servizio presso la Casa Circondariale di Locri e in Calabria, dove aveva lavorato pure suo papà, anche lui poliziotto penitenziario, ora in quiescenza.

Attorno al suo dolore e a quello di tutta la sua famiglia ci stringiamo costernati e affranti. Al Ministro Nordio e al Governo Meloni chiediamo una vera presa di coscienza, di tutte queste morti portano il peso della responsabilità politica e morale».

“Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri” scriveva Voltaire nel 1700 iniziato da poco. A distanza di tre secoli e un quarto, questa frase è assolutamente attuale e suona come una condanna senza appello.

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