Succede al Bioparco di Roma: “Avete mai visto un leone piangere?”. Polemiche per il video sui social dell’animale in gabbia. Il direttore: “Sta benissimo, marca solo il territorio”
ROMA – Sta facendo discutere il video rimbalzato sui social e poi sulle testate nazionali, postato dall’attivista Arianna Fioravanti.
Nelle immagini che seguono si vede il re della foresta per eccellenza, un magnifico esemplare di leone, tracciare in modo ossessivo lo stesso percorso per svariati minuti ed alla fine emettere un ruggito interpretato come un vero e proprio pianto.
“Avete mai visto un leone piangere? – scrive Arianna nel post che accompagna il video -. Questo accade al BIOPARCO di Roma, dove per alcuni gli animali sarebbero tenuti bene.
Può essere felice un individuo imprigionato e privato dei suoi bisogni naturali?
E come cresceranno i bambini educati a disconoscere la sofferenza degli altri individui? A confonderla anzi col divertimento?
Ho ancora le sue urla nelle orecchie.
Non potrò fare nulla per questo povero leone, se non portare fuori da quella gabbia il suo urlo disperato e farlo sentire a tutti.
Vergogna”.
Pronta subito la risposta del Bioparco per voce del presidente della Fondazione Bioparco Paola Palanza:
“Da etologa desidero tranquillizzare tutti coloro che si sono preoccupati per il leone asiatico Ravi. Il nostro magnifico felino, che condivide un ampio spazio con la femmina Sajani, sta benissimo, il suo comportamento è normale.
Nell’incedere maestoso rimarca il suo territorio ed esprime la sua aspettativa positiva in attesa del momento del pasto, manifestando l’impazienza di rientrare nei ricoveri interni. Proprio come fanno i gatti di casa”.
Una cosa è certa, pur non mettendo in discussione la cura che questi animali ricevono nei bioparchi dal personale specializzato, c’è una cosa che un’etologa, un veterinario e altre figure non possono fare: ridare loro il contesto in cui sono nati da generazioni e che, pur se nati e cresciuti in cattività, hanno nel loro Dna.
Ma soprattutto la libertà.
Non si può pensare di tenere un leone in pochi metri quadrati, oppure un orso polare in Puglia, che è quanto di più lontano dal loro ecosistema.
E allora, sarebbe il caso di abolire questi bioparchi, nati per soddisfare la curiosità e uccidere la noia dei fine settimana e chi vuole vederli si organizzi per uno zoosafari o per un viaggio in altri luoghi, quelli degli animali e del loro habitat, non qui a casa nostra.