Sulmona. Zona rossa secondo “no” dalla Regione. Il sindaco: “Sarà la magistratura a decidere”
SULMONA – “Se devo fare da sola, come peraltro ho dovuto già fare emettendo una ordinanza, lo dicano chiaramente, io di certo non mi tirerò indietro. Una cosa è sicura. C’è il tempo delle scelte ed il tempo delle responsabilità. In questo senso dovrà poi essere l’Autorità competente ad eseguire gli opportuni accertamenti”. Queste, le dichiarazioni del sindaco, Anna Maria Casini in risposta al governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio dopo il secondo diniego per la zona rossa.
“Negli ultimi quindici giorni ho indirizzato al governatore ben due note relative alla vicenda della casa di Cura San Raffaele senza, purtroppo, ricevere alcuna risposta, così come imporrebbe quantomeno il garbo istituzionale – precisa il primo cittadino sulmonese -. Sono costretta, pertanto, a conoscere le sue posizioni attraverso gli organi di stampa, ai quali lo stesso presidente Marsilio parrebbe aver comunicato che riguardo alla problematica della San Raffaele ed alla richiesta di istituire una zona rossa a Sulmona la valutazione è esclusivamente sanitaria, scaricando così, di fatto, sulla Asl ogni tipo di responsabilità. Dal canto suo la Asl continua a ripetere che la situazione è sotto controllo. Ancora una volta ne prendo atto – ribadisce – ma non sono assolutamente d’accordo. Intanto non lo sono con le sbrigative giustificazioni di Marsilio il quale, in qualità di Presidente di Regione, è titolare del potere di indirizzo e programmazione regionale in materia sanitaria e dovrebbe essere punto di riferimento di una intera comunità regionale. Non lo sono poi con la Asl perché la mappatura completa delle oltre 150 persone (tra personale sanitario e pazienti), da me imposta con ordinanza, è ancora in corso di esecuzione e troppi sono ancora i dipendenti e familiari da sottoporre a tampone. Sia chiaro- conclude – se qualcuno ha deciso di assumere un atteggiamento superficiale io non lo consentirò, continuando a battermi nell’interesse dei sulmonesi”.
Intanto, sembra crescere il numero dei positivi tra i familiari del personale sanitario della clinica e questa circostanza continua ad allarmare la sottoscritta e l’intera cittadinanza.