Tenta di impiccarsi in pieno centro di Castel di Sangro: da 4 mesi non riceve lo stipendio. Salvato appena in tempo da Vigili del Fuoco e Carabinieri
L’AQUILA – La storia è terribile e al tempo stesso, però, iconica di questi tempi se si va oltre il mero fatto di cronaca.
Ma partiamo dal fatto in sé, nudo e crudo. Lo riprendiamo da “Il Messaggero d’Abruzzo” che ne parla nell’edizione di oggi, e lo chiariamo perché a noi di Espressione24, a differenza d’altri, non piace fare i… “fenomeni”.
Un quarantenne di nazionalità del Bangladesh, residente in un centro di accoglienza nel vicino Molise, ieri ha tentato di impiccarsi ad un ponte che passa sul fiume che attraverso la città sangrina. Il tutto in pieno centro, vicino ad una banca, davanti ai passanti.
L’uomo è stato salvato dal soccorso prestato e richiesto immediatamente proprio dei passanti. E questo aspetto già meriterebbe il titolo. Sul posto Carabinieri e Vigili del Fuoco che lo hanno tratto in salvo appena in tempo.
Il 40enne, quindi, è stato portato in ospedale, prima a Castel di Sangro, poi a Campobasso, ed è affiancato da un sostegno psicologico.
La motivazione del gesto l’ha spiegata lui stesso: da 4 mesi non riceve lo stipendio dall’azienda per cui lavora e questo, naturalmente, gli crea grossi problemi. Ma crea anche problemi di carattere psicologico, d vergogna e di dignità. Che sono poi i motivi che possono produrre queste reazioni.
Ora ci sarà una indagine per verificare quanto dichiarato dall’uomo e, se tutto sarà confermato, partiranno ispezioni , sanzioni, processi e quant’altro.
Questa la cronaca. Ma ora è sicuramente il caso di andare oltre. Questo fatto è l’icona di questi tempi, di questo mondo ipertecnologico, ipersocializzato, almeno virtualmente, nel quale, però, si è fatto un gigantesco passo indietro.
Il rispetto e il valore del lavoro sono stati riportati indietro di almeno due secoli. Ancor prima della prima rivoluzione industriale.
Sfruttamento, paghe bassissime, diritti cancellati e/o negati, nulla di ciò che si era abituati ad avere solo mezzo secolo fa e poco meno, è ancora in piedi.
D’altronde il ricorso a falsi contratti di appalto che nascondono sostanzialmente lavoro dipendente, armi spuntate nella difesa di lavoratori in sede legale, possibilità di lavoro somministrato, a tempo, a “partita iva” e quant’altro, non hanno fatto altro che indebolire la parte di chi lavora.
E allora accade che, se c’è qualche problema, un datore di lavoro qualsiasi ritarda o non paga gli stipendi, ricorre a paghe più basse, abbassa gli standard di sicurezza e quanto ogni giorno emerge dalle varie “tragedie” sul lavoro.
Questa è la realtà dei fatti, che vale per tutti e che non vuole essere una tirata in qualche modo politica, o meglio partitica.
Vuole essere, al contrario, una sottolineatura, politica nel senso greco della parola, a beneficio della comunità, della nostra Polis Collettiva, un contributo per far capire che senza il giusto rispetto e la giusta considerazione, il lavoro è poco più che schiavitù.