Tentata estorsione ai danni di cittadini della Val di Sangro. Indagati due dipendenti comunali e un avvocato
VAL DI SANGRO – I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Castel di Sangro e della Stazione di Pescocostanzo hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di due amministratori di un comune dell’Alto Sangro e di un esercente l’attività forense alle dipendenze della stessa amministrazione.
Per gli amministratori dell’ente locale, il Gip del Tribunale di Sulmona, Maria Sarnelli, ha disposto l’obbligo di presentazione quotidiana alla Pg, mentre per l’avvocato è stata applicata la sospensione temporanea dall’esercizio della professione e del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione.
Nei confronti di tutti e tre gli indagati sono state svolte articolate indagini per concorso in tentata estorsione aggravata ai danni di privati cittadini.
Si ipotizza che, nei confronti dei cittadini, sarebbe stata avanzata una richiesta estorsiva consistente in un corrispettivo in danaro.
La cospicua somma pretesa, sarebbe stata necessaria al rilascio di un’autorizzazione per l’occupazione di una parte di suolo pubblico già impegnata nella realizzazione di una scala di accesso ad un immobile di proprietà delle vittime.
La costruzione del manufatto di cui era stata chiesta la regolarizzazione, ha innescato, nel recente passato, un contenzioso giudiziario tra le stesse parti in causa, conclusosi poi con la pronuncia del Giudice a favore dell’ente pubblico e con relativa condanna delle controparti al risarcimento delle spese e del danno arrecato all’ente.
Le indagini, avviate nel gennaio scorso dai militari dell’Arma, sotto il coordinamento del Pm della Procura di Sulmona, hanno permesso di raccogliere prove a carico degli amministratori pubblici e del professionista, i quali, al di fuori di un regolare iter amministrativo, avrebbero preteso una somma di danaro aggiuntiva oltre quella stabilita dal Giudice nell’originaria e definita vicenda processuale.
Le fonti di prova raccolte dai Carabinieri nel giro di pochi mesi, sono state così validate dal Giudice per le Indagini Preliminari ai fini dell’applicazione delle misure cautelari personali materialmente eseguite.
L’indagine, ancora in fase preliminare, prosegue ora con l’interrogatorio degli indagati e i successivi atti di indagine, prima di arrivare alle richieste del Pm e, quindi, alla richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.