Teramo. Botte alla compagna: arrestato. Il dramma della violenza e un sistema che non funziona
di Ida Mattino
TERAMO – È in carcere da luglio per avere compiuto atti di violenza domestica, nella fattispecie violenza fisica, verso la compagna, procurandole lesioni considerate guaribili in 21 giorni dal pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Omero.
È accaduto più di una volta, e purtroppo, non solo nei confronti della compagna di vita. Il quarantacinquenne neretese, infatti, ha alzato le mani anche verso gli anziani genitori.
È stato prontamente instaurato un giudizio immediato, in visione della “pesantezza probatoria”. Il Gip Lorenzo Prudenzano ha accolto la richiesta della Procura teramana. In sede processuale i legali dell’imputato, Mirco Scataglia, hanno avanzato richiesta per la concessione degli arresti domiciliari, in una abitazione diversa da quella familiare, con l’inserimento in un percorso terapeutico di disintossicazione dalle sostanze alcoliche.
Troppo spesso leggiamo storie di questo genere. Come sappiamo è recentemente intervenuto il legislatore introducendo il cosiddetto “codice rosso”, apportando modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, in tema di tutela delle vittime di violenza domestica. Interventi di questo genere vanno salutati senz’altro con favore, ma esiste lo spazio mentale per porci ulteriori domande?
Quante volte, quanti di noi, pur conoscendo situazioni familiari al limite, si sono girati dall’altra parte? Quante volte la stessa vittima tende a giustificare il suo “carnefice”? E quante volte ancora si tace, ad esempio, per la difficoltà economica di affrontare una eventuale separazione fra coniugi?
Ecco che la violenza che si subisce, o si è disposti a subire è “sorella” maggiore di tante altre cose…
Viene da chiedersi se non si faccia abbastanza in via preventiva. Costruendo, magari, una rete sociale più “attenta”, un terreno culturale meno omertoso, creando strutture adeguate che sappiano affrontare casi problematici con la presenza delle necessarie competenze specializzate, e dal punto di vista medico, e del supporto psicologico, ancor prima che si arrivi all’irreparabile.
Ci sarà, sempre il caso limite che “sfuggirà” a tutto ciò, inutile farsi illusioni, ma bisognerebbe ingegnarsi affinché quei casi-limite sfuggiti al controllo, diminuiscano, e la tendenza sembra invece tutt’altra.