Terzapagina – La paura nel nostro tempo
Sulla newsletter 1850 della Civiltà Cattolica (n° 5 – 2020) viene riproposta una rilettura interessante di un articolo di padre Giovanni Cucci, apparso sul Quaderno 3887 (pagg. 438-450 – dell’anno 2012 – vol. II del 2 giugno 2012), dal titolo “La paura un sentimento potente e sempre attuale“.
In esso leggiamo in apertura che “…Dal punto di vista psicologico la paura è legata alla percezione di un pericolo reale, concreto e puntuale; anche se appartiene alla sfera emotiva, essa rimane sempre frutto di una valutazione a proposito di quanto sta accadendo, compiendo una previsione sul possibile andamento delle cose. La paura può manifestarsi in relazione ad animali o ambienti particolari (fobia), diventare diffusa fino a perdere il controllo, impoverendo la sua componente valutativa (panico); può essere conseguenza di una acuta sofferenza interiore (ansia), o uno stato durevole e profondo della persona (angoscia). Questo sentimento si trova alla base delle più svariate motivazioni del comportamento umano, e può manifestarsi in ogni possibile scelta, ma soprattutto nelle non scelte. Essa può anche essere considerata come il motore essenziale degli affetti, delle relazioni, della storia, come del diritto, dell’economia e degli ultimi ritrovati dell’elettronica: gli antifurti, i metal detectors, i satelliti artificiali, le porte blindate, le cineprese, sempre più presenti nelle nostre città, trovano nella paura la loro ragion d’essere...”
Il testo di apertura appare chiaro e si lega facilmente a quanto stiamo vivendo in questo travagliato periodo.
Come non vedere nella paura, prima, e nel panico dopo la base comportamentale che ha spinto domenica mattina scorsa la gente, questo mosaico assai vario ma che nella massa trova un comportamento comune e gregario, a salire su treni, autobus, senza biglietto pur di uscire dalla fantomatica zona rossa?
E come non riconoscere uno stato di pura angoscia in quanto ci ha raccontato una persona al telefono. F.A. ha così sintetizzato quel che sente e prova in questo momento: “…Il fatto che debba svolgere il mio lavoro attraverso collegamenti telematici e il fatto che sia nella fascia di età più a rischio, mi sta togliendo il respiro…Fatico a mettere a fuoco le cose…“
Continua Padre Cucci con un’altra interessantissima osservazione “…Si attua uno strano paradosso…Infatti, le attuali società occidentali presentano a questo riguardo uno strano paradosso. Da un lato vi si nota una situazione di benessere senza precedenti, che consente di risolvere con facilità la maggior parte dei problemi legati alla sopravvivenza, offrendo a un sempre maggior numero di persone possibilità di istruzione e di cura. D’altra parte questa aumentata sicurezza presenta un costo molto alto: la proliferazione della paura. Per uno strano meccanismo psicologico, la ricerca eccessiva di sicurezza non elimina la paura, ma porta piuttosto a incentivarla…”
E qui ritroviamo quanto asserisce un’altra persona raggiunta sempre al telefono. D.F. ci dice: “…Non capisco perché fatichino tanto a trovare una cura, con tutti i denari che ha a disposizione la ricerca…Le case farmaceutiche…Senza contare che abbiamo fior di scienziati…Ci hanno detto che siamo in grado di far fronte ad ogni problema…”
Ma noi crediamo che, in realtà, il reale problema sia legato alla percezione reale delle situazioni che la tecnologia e un certo tipo di scienza divulgata hanno indotto nelle persone che sembrano fruirne senza filtri.
La proliferazione della accessibilità semplice alla rete ed ai suoi contenuti ha reso accessibili testi e informazioni che non hanno più il filtro del giornale, della rivista o del libro, dove le cose son sempre più profondamente riflettute. In un prossimo articolo affronteremo quanto sbagliata sia la percezione del mondo dei virus e dei vaccini e ci renderemo conto del perché l’eccessiva sicurezza derivante da una informazione non filtrata, alla fine generi la paura, il panico e l’angoscia più profondi e radicati.
Una persona che sembrava sicurissima di sé (P.S.) oggi ci ha dichiarato a proposito dell’ultimo decreto governativo: “…Qui da noi c’è troppa democrazia! Bisognava chiudere tutto… Come han fatto in Cina…“
In effetti dimenticava, la signora, che proprio perché siamo in democrazia ella può esprimersi così senza finire in qualche prigione di stato…