Terzapagina – “Sulle tracce di Franco Soneri, il Commissario della Mobile di Parma…”
Magari, Valerio Varesi mi perdonerà se torno su uno dei suoi primi bellissimi lavori, “Il fiume delle nebbie” che lessi dopo aver visto in tv il primo episodio di “Nebbie e delitti” che son tornato a vedere proprio quest’oggi. E’ singolare che abbia scoperto prima il film, lo sceneggiato televisivo e, solo poi, il libro, la fonte originale, ma è così che il commissario di Valerio Varesi è divenuto una persona reale, col volto, le fattezze, la sagoma, la voce e, suvvia, l’aura di Luca Barbareschi.
E oggi, proprio oggi, ho rivisto quel primo sceneggiato e poi anche un altro. Certo il Capuozzo di Mariano Regillo è diverso da quello del libro e anche l’avvocato Angela Cornelio, mentre Nanetti, Alceste e Juvara son loro, proprio loro, alla stessa maniera nella quale è davvero lui Franco Soneri da Parma trasposto a Ferrara.
E ancora una volta, la magia delle pagine scritte da Valerio Varesi, le magiche e nebbiose e fumose atmosfere evocate dalla sua affabulazione hanno rivissuto con una tangibilità reale, quasi che fosse possibile calarvicisi dentro, superando quel limite fisico dello schermo.
Una brano di Lucio Dalla fa ad un certo punto “…potenza della lirica, ove ogni dramma è un falso ma con un sol gesto puoi diventare un altro…“, invece le pagine di Valerio Varesi, evocano una serie di immagini, di gesti, talora anche secchi, rudi, improvvisi che danno forma ai suoi personaggi, li fanno pieni di una realtà che non è solo percepita o immaginata, ma che è vera, quella vera che sovente sembra inconoscibile.
Soneri è un personaggio meraviglioso: col suo passato doloroso, la sua grandezza d’animo e quell’aura di soffusa e malinconica tristezza che gli dà uno spessore, una personalità uniche.
Lo vedi aggirarsi per le strade di Parma, quasi lupo solitario alla ricerca di una risposta ai suoi perché, avvolto nel fumo del suo toscano nel quale sono evocati i fantasmi dei suoi dubbi che costellano la sua, propria, ricerca della verità. Una verità che lui vorrebbe essere assolutamente vera, e che alla fine lo è, perché Soneri non è uomo da compromessi e alla verità che attesta l’esistenza del male riesce a contrapporre un’altra verità, forse più vera che è quella del bene che va portato alla luce, salvato dall’arroganza volgare di chi vorrebbe affogarlo nel compromesso che sa di politicante nefandezza.
Mi chiedo ora, sulla soglia delle ultime parole di questo scritto chi sia più grande, l’Autore o l’Attore e scopro, invece, che son forse due facce della stessa medaglia, quella medaglia che è Soneri, il personaggio dove idea e realizzazione si incontrano e compiono il miracolo, ovvero danno sostanza al personaggio che diventa uomo reale ed è sottratto alla sola estasi delle idee.
Questo scritto è un po’ un tributo a chi ha saputo creare un personaggio così, un uomo che, in realtà, è una specie di cavaliere antico, che lotta col drago e lo sconfigge, ma non con l’arcano, bensì con la semplice realtà dei suoi poteri di uomo…