Terzapagina – Tucidide insegna…
«E i medici non erano capaci di combatterla, perché non la conoscevano. Infatti loro erano nella situazione di curarla per la prima volta… Fece la sua prima apparizione, a quanto si racconta, in Etiopia, oltre l’Egitto; poi dilagò anche nell’Egitto, in Libia e nella maggior parte del regno di Persia. In Atene piombò all’improvviso e i primi a subirne il contagio furono gli abitanti del Pireo...»: così Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso, eppure, mutatis mutandis, potrebbe essere una sorta di articolo dei nostri giorni!
In questo testo celeberrimo, lo storico greco Tucidide descrive l’epidemia di peste che colpì Atene intorno al 430 a.C., durante la guerra del Peloponneso. In quel momento la città era sotto assedio, e le precarie condizioni igienico-sanitarie amplificarono la virulenza del morbo, che provocò migliaia di morti. Ma occorre ricordare che siamo al 430 a. C., ovvero in un contesto storico, sociale e di conoscenze scientifiche assolutamente non comparabile all’attuale!
“…Atene, suggeriva d’altronde il grande storico Tucidide, non venne distrutta dalla peste, ma dalla sua paura della peste…”
“Tale flagello aveva prostrato Atene, imponendovi il suo giogo. Dentro le mura cadevano le vittime del contagio; fuori, le campagne subivano la devastazione nemica…“
In altro articolo abbiamo già valutato le ragioni del blocco generale causato dal virus Sars-CoV2 che è giunto inatteso, pur se da circa dieci anni si erano avuto avvisi che si potesse presentare una pandemia ingigantita dagli effetti della globalizzazione, qui dobbiamo enfatizzare il fatto che, per ragioni del tutto ignote, una società come quella attuale, e soprattutto come la nostra nazionale, si ancora impreparata di fronte ad un virus che pur con tutte le sue caratteristiche di pericolosità resta inferiore alle stesse febbri emorragiche lamentate dallo stesso Tucidide.
Sul Corriere di ieri, Susanna Tamaro ha compiuto un’ampia disanima su quanto accaduto nel Nostro Paese, un intervento che ha destato commenti disparati, anche contrari, ma la Sua cronaca commentata lascia riflettere sul fatto che, oggi, a distanza di molti mesi dall’inizio di tutto ancora si possa essere impreparati e questa cosa getta una luce di profonda negatività sulla classe dirigente e politica e non solo italiana. Tuttavia, va anche osservato che comportamenti irresponsabili sia di pochi fra i molti che di molti contrapposti a pochi abbia determinato una situazione difficile. Tanto per dirla con la battuta d’un anziano romano: “Ahò, st’estate ce so stati queli che, pe’ anni nun conoscevano artro che Torvajanica e mo’ so annati en Croazzia…Li m… Loro!”
Continua Tucidide: «Ma di tutto il male la cosa più terrificante era la demoralizzazione da cui venivano presi quando di accorgevano di essere stati contagiati dal morbo …si tentava di curarsi l’un con l’altro, si moriva di contagio, come le pecore. Ciò provocò la più vasta mortalità».
La paura è alla base del coraggio, occorre aver paura o timore del virus e attuare prudenza e responsabilità ma occorre anche smetterla con la paura che ottenebra l’azione: chi governa ha un compito assicurare la soluzione dei problemi e non assicurarsi la propria sedia o poltrona che sia…
Forse ci vuole un altro Walter Reed, maggiore della Sanità dell’US Army, che sconfisse a Cuba la febbre gialla…