Terzapagina – Una riflessione sulla insicurezza della società odierna
Che nell’antichità si potesse essere schiavi delle forze della natura alle quali si attribuiva una connotato antropomorfo, poteva essere legato alla mancanza di conoscenza specifica, ovvero alla brutale lettura del mondo operata su base puramente empirica e fenomenologica.
Ma come ricorda Dante, o Ulisse se si vuole, “…fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza…“
Il retaggio brutale, forse di origine adamitica, dovuto all’aver letto in maniera insufficiente dall’albero della vita e da quello del bene e del male, aveva generato una Babele traballante di conoscenze che si traduceva nella insicurezza antica.
Se pensiamo che anche la Rivelazione Cristologica poté portare alla paura che gli anni della umanità potessero fermarsi all’anno mille (“mille e non più di mille…” si disse da parte di dotti predicatori), si può ben comprendere la pazienza di Dio verso una umanità che soggiace, sovente, alle paure più disparate!
“Non abbiate paura!” – ricordava Karol Woytila ma l’umanità ha proseguito ad averne, ogni giorno. Bertrand Russell, l’autore dei Saggi Scettici, dissertò sulla sicurezza che l’umanità potesse ritrarre dalla scienza, ma ad Alamogordo, un semplice tecnico, di fronte all’alzarsi del fungo mostruoso, ebbe ad esclamare giustamente “Now we are all sons of bitch“, ed aveva ragione piena, tanto che gli fece eco, poco dopo Oppenheimer citando un antico testo indiano “…io son diventato la morte, il distruttore dei mondi…“
Così la scienza di Einstein e Fermi e la filosofia di Russell e Whitehead non erano riuscite a dare sicurezza alla umanità, ma solo a creare dubbi, incertezze e lacune di conoscenze…
Venne la tecnologia, una tecnologia sempre più pervasiva a colmare il vuoto dell’animo umano. Una tecnologia alla portata di tutti, Steve Jobs ne porterà il peso per l’eternità per una colpa senza fine, che ha consentito a tutti di avere l’illusione di sapere tutto di tutto, ignorando e dimenticando l’ammonizione socratica sul “…sapere di non sapere…“
Così mentre terrapiattisti, complottisti, sciisti chimici e scientisti di ogni ordine e grado, inseguono nel loro gracidare stridulo, sui social network, le enunciazioni di una scienza fasulla e male costruita, nelle profondità delle foreste pluviali, in acque che somigliano al brodo primordiale, entità al limite del mondo animato e di quello inanimato, forgiano le armi della vendetta…
E quando, casualmente, alcune di quelle entità si affacciano nel mondo degli uomini, quello nel quale sono disponibili le previsioni meteo al secondo, quello nel quale per paura delle piogge si chiudono le scuole, quello nel quale per timore degli alberi che cadono, si interrompono le attività e se nevica viene proclamata la legge marziale, ebbene in quel mondo si scatena il panico, lo stesso dell’epoca della peste nera del 1300, quella alla quale non sopravvisse neppure fra’ Guglielmo da Baskerville…
Ed ecco allora le liste di proscrizione, la ricerca dell’untore (vi ricordate di Renzo Tramaglino di manzoniana memoria?) e il potere immenso dei tribuni del popolo che assurgono a leader di una umanità inane, terrorizzata, che crede di sapere ed invece teme l’alba di domani, con le incertezze che vengono comunque dal vivere senza più fedi, senza più sicurezze che possano venire dal ricordarsi di essere…uomini!
Forse occorrerebbe riscoprire anche cosa possa voler dire essere credenti!
Chissà cosa accadrebbe se domattina, come in Indipendence Day, arrivassero gli alieni cattivi?