Testaccio, la culla di Roma e libro a cielo aperto della memoria della città

Termino con Testaccio la mia piccola disanima sui quartieri romani più rappresentativi. Qui nacque la squadra di calcio più popolare e popolana dell’urbe: la A.S.Roma e sempre qui c’era il primo campo sportivo dove si allenava la squadra, non solo, lì esisteva ed esiste tutt’ora il Roma club Testaccio che è il primo e più antico club romanista. Il quartiere si estende dalla zona Ostiense-Garbatella sino alla riva del Tevere dove esisteva L’Emporium cioè l’antico porto fluviale dell’Urbe.

Da dove trae il suo nome? Proprio dai pezzi delle anfore rotte (Testae in latino) dell’Emporium accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al porto di Ripa grande e che venivano accatastate fino a formare nel tempo una collinetta alta 35 metri oggi ancora visibile e visitabile detta “Monte Cocci”. Una curiosità: siccome le anfore che risalivano il tevere provenivano da navi che trasportavano anche olio spagnolo, ogni anno archeologi iberici vengono qua a fare le loro ricerche urlacchiando un “caramba” e un “ay-ay-ay” quando scovano qualche pezzo interessante.

In onore delle anfore, in piazza dell’Emporio, esisteva (ed esiste) una fontana che le raffigura e dalle quali sgorga l’acqua. Un tempo nel monumento era presente, in bassorilievo, un’anfora dalla cui “pancia” tramite una cannula usciva dell’acqua per mezzo della quale era possibile bere. Fu il primo caso di composizione integrata fontana ornamentale-abbeveratoio. Non ebbe vita facile (la fontana). Dapprima fu posta in piazza Testaccio, poi fu spostata in piazza dell’Emporio ma.. (a Roma manco le fontane se ne stanno ferme…) nel settembre 2014 iniziarono i lavori per la sua ricollocazione nella posizione originaria, a piazza Testaccio, operazione giunta a buon fine 900 mila euro dopo. Il perché dello spostamento se lo chiedono ancora tutti.

Tra monte dei cocci e le mura, una volta, esisteva uno spazio ad uso pubblico chiamato “i prati del popolo romano” e i romani “di città” lo frequentavano per diporto: per loro i prati di Testaccio erano la destinazione tradizionale delle gite di pasquetta e delle ottobrate romane famose per la mitezza del clima; per essere onesti ci si andava pure in  camporella, anzi era lo sport più praticato in quei luoghi. Siccome il popolo ci si divertiva qualcuno pensò bene di cambiarne la destinazione d’uso e divenne il cimitero acattolico che tra l’altro è bellissimo, un must da vedere.

Emporium

In pochi metri, il destino ha concentrato tanta storia: la basilica di San Paolo fuori le mura di cui fu abate un Montezemolo, la piramide di Caio Cestio, prima sepolcro di questi e poi polveriera successivamente tolta da Benedetto XIV per ovvi motivi di sicurezza. Segue Porta San Paolo che vide la gloriosa difesa di Roma e il sacrificio da parte dei Lancieri di Montebello, il cimitero acattolico e quello americano. Infine Ripa grande dove era sito l’Emporium romano e che era il punto d’approdo delle merci arrivate via mare dal porto di Ostia e fatte risalire lungo il Tevere su chiatte rimorchiate da bufali in seguito sostituiti da rimorchi a vapore.

Centrale Montemartini

Poco più avanti, nella via Ostiense, i reperti di archeologia industriale fanno bella mostra di sé, dall’antico mattatoio al Gazometro, caduto in disuso con l’avvento del metano, e la vecchia centrale elettrica Montemartini che è divenuta un museo molto suggestivo. Frammiste alle macchine per la produzione di ’energia elettrica del primo novecento, sono presenti statue dell’antica Roma. Chi ne ha buona memoria, un programma televisivo di Mino D’Amato ebbe come ambientazione proprio la centrale Montemartini. A proposito della centrale, questa è ancora attivabile in caso di particolari e gravi emergenze visto che le sue turbine hanno il compito di illuminare Palazzo Madama e Montecitorio). Noto per il mattatoi, il quartiere fruisce del museo MACRO (Museo di arte contemporanea di Roma) che per’l’appunto ne occupa i locali dismessi da anni.

Scuderie

Ma nessuno parla di tre cose peculiari del quartiere: le botteghe dei bottai, le stalle dei cavalli che trainano le caratteristiche “botticelle romane” e le botteghe dei facocchi.  Cosa è un facocchio? Non è un amimale e tantomeno una malattia: Il facocchio a Roma è un artigiano specializzato nella costruzione di carri trainati da cavalli, in particolare delle famose Botticelle (le carrozzelle romane) che tanto fastidio danno agli animalisti ma tanto deliziano i turisti.  Caratteristica unica del facocchio è quella di lavorare materiali completamente diversi tra loro, come legno, ferro e metalli in genere: un artigiano mezzo falegname e mezzo fabbro. Ancora oggi i facocchi si occupano della costruzione di carri,  della riparazione di questi e della  relativa manutenzione. Sempre nel quartiere, vicino al cimitero Americano (altra cosa da vedere) ci sono le scuderie che ospitano i cavalli delle sopraddette botticelle e anni orsono, anche le botteghe dei bottai, cioè i costruttori di botti per il vino. A Roma il rapporto col vino è sempre stato molto stretto e il cannellino dei Castelli è stato una delle maggiori passioni liquide del popolo, seconda sola a Fiume (A Roma il Tevere si chiama Fiume e basta). L’urbe è piena di osterie, bottiglierie, mescite di vino e anticamente, durante alcune feste, il vino era fatto zampillare dalle fontane.

Dimenticavo… gli abitanti di Testaccio si chiamano Testaccini e Baffetto è la pizzeria tra le più rinomate di Roma anch’essa a Testaccio se ci capitate fateci un salto. A due passi c’è Porta Portese o meglio una delle porte di Roma il cui nome originario era Porta Portuensis e dalla quale origina la via Portuense e anche l’omonimo e famoso mercato domenicale.  A proposito del mercato, tra le oltre mille bancarelle si può trovare di tutto ma attenzione, c’è una regola da rispettare: è obbligatorio trattare sul prezzo a costo di sembrare vecchi arabi in un bazaar,. Il costo di ciò che è in vendita è sempre indicativo, i prezzi non sono fissi e bisogna contrattare, rilanciare, far finta di andare via dal banco per poi tornare indietro richiamati dal venditore, insomma una pantomima ma è così… . Se non trattate in maniera “feroce” c’è il rischio di acquistare un oggetto ad un  costo di cinque o sei volte superiore al suo valore: vi chiedono dieci? Offrite uno spudoratamente!

Il quartiere Testaccio è il confine tra Roma centro e la periferia e in esso convivono l’anima della vecchia Roma e quella della nuova Urbe. Proprio per questo, con molta facilità, il testaccino “passa ponte”, può, cioè, in due passi, transitare da una riva all’altra del Tevere optando per il moderno o l’antico. Volete fare una passeggiata educativa? Andate da testaccio giù in direzione di Ripa Grande vi ritrovate davanti al complesso del San Michele, una volta carcere minorile di Roma: proseguendo per quella strada e sempre sulla stessa riva si giunge a Regina Coeli e alle Mantellate i due storici carceri maschile e femminile della Capitale. Noi romani siamo usi alla vicinanza del carcere e anche ad esservi ospitati talvolta, anzi a nell’urbe si afferma che non si può essere romani se non si sono saliti i tre gradini (quelli del portone del carcere di Regina Coeli) ma questa è un’altra storia…

Nel quartiere è un reperto storico persino la caserma dei vigili del fuoco intitolata al vicebrigadiere Alberto De Jacobis, ucciso il 10 settembre 1943 durante l’occupazione tedesca di Roma. (capite perché i Romani al solo sentir nominare la parola “tedesco” vi tirano appresso qualsiasi cosa si trovino per le mani? Troppe ne abbiamo passate…). L’edificio ospita il Museo Storico dei Vigili del Fuoco “Roma Città del Fuoco”.

Una triste vicenda si lega a Testaccio che è unito al più moderno quartiere Marconi attraverso lo storico “Ponte di Ferro”. In un suo angolino, molto nascosta, è stata affissa una lapide che ricorda l’assassinio da parte dei nazisti di dieci donne. Dovete sapere che In questa zona, una volta, esistevano numerosi mulini e granai.

Un gruppo di donne diede l’assalto, per sfamare le loro famiglie, al forno Tesei, dove c’era un deposito di pane per i rifornimenti alle truppe tedesche di stanza a Roma. Intervenuti i soldati della Wehrmacht, avvertite da una soffiata, presero di forza dieci donne, le portarono sul ponte, le posero contro la spalletta di ferro e le fucilarono a raffiche di mitra  nella schiena ( che dicevano dei rapporti tra romani e tedeschi?).

Terminiamo qui il giro di Testaccio: spero vi sia piaciuto. Dopo aver sbirciato i miei ultimi articoli sui quartieri dell’Urbe alla domanda: -Conosci Roma? – potrete rispondere: -Meglio di un romano!- Un saluto da un metro e mezzo.

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