Trivelle “Ombrina Abruzzo”: Italia condannata a pagare 190 milioni alla Rockhopper. Acerbo: «Sentenza figlia di accordi internazionali sciagurati»
PESCARA – La società petrolifera Rockhopper fa sapere di aver vinto l’arbitrato con lo Stato italiano per la vicenda Ombrina, il progetto petrolifero offshore davanti alle coste abruzzesi, con un indennizzo previsto di 190 milioni di euro.
La Rockhopper Exploration ha sede nelle North Falkland e nella nota fa sapere che lo Stato italiano ha 120 giorni per opporsi eventualmente al provvedimento di condanna.
La Rockhopper sosteneva che il mancato rilascio della concessione petrolifera Ombrina mare avesse violato il Trattato sulla Carta dell’Energia.
L’installazione petrolifera doveva sorgere in prossimità delle coste abruzzesi
Era stato il Ministero dello Sviluppo nel 2016 a fermare le autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi offshore, in mare, entro le 12 miglia dalla costa, cioè poco più di 22 km.
L’arbitrato su Ombrina era iniziato nel 2017, e a disporre la sentenza è stato ‘International Centre for Settlement of Investment Disputes, in base al Trattato sulla Carta dell’Energia, è l’organismo deputato a gestire controversie internazionali di questo tipo. (ANSA).
La nota del segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo
Sulla questione interviene il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo: «Ombrina2 è un ecomostro. Sacrosanto stop al progetto. Rockhopper vince grazie a trattati firmati da governi che hanno svenduto Italia a multinazionali.
Andrebbero processati per alto tradimenti i dirigenti ministeriali e i politici che hanno sottoscritto il Trattato della Carta dell’Energia negli anni ’90.
La Rockhopper ha vinto il suo contenzioso su Ombrina grazie alla sciagurata decisione dell’Italia di aderire a un trattato con cui si rinunciava alla nostra sovranità democratica.
Ancora una volta paghiamo le scelte dei governi neoliberisti di centrodestra e centrosinistra che hanno svenduto il nostro paese alle multinazionali.
Con quel trattato – come con tanti altri che noi di Rifondazione Comunista e dei movimenti abbiamo contrastato – si è affidato a un collegio arbitrale privato al di fuori della giurisdizione nazionale la decisione su contenziosi con multinazionali petrolifere e sulla base di regole tutte a favore delle società private.
Ora l’Italia viene condannata a pagare una cifra pazzesca di 190 milioni + interessi e l’avvocato svizzero che avrebbe dovuto difendere l’Italia si schiera a favore.
Non venga in mente a nessuno di usare la vittoria della Rockhopper per tornare indietro rispetto al no al progetto.
Siamo riusciti a fermare il devastante progetto di una gigantesca raffineria galleggiante Ombrina 2 davanti al Parco della Costa Teatina solo grazie a una meravigliosa mobilitazione popolare che ha costretto tutte le forze politiche nazionali a dire no.
Ricordo le due oceaniche manifestazioni a Pescara con 40.000 persone e a Lanciano con 70.000 che diedero voce al no alla petrolizzazione di un tratto di costa e di un territorio di eccezionale valore naturalistico e paesaggistico e con un distretto vitivinicolo di rilevanza internazionale.
Sono sicuro che noi abruzzesi torneremo in piazza in decine di migliaia se sarà necessario.
Si racconta che noi della sinistra radicale e dei movimenti saremmo il partito del no ma di fronte a fatti come questo come non riconoscere la fondatezza delle campagne #StopTTIP e contro il CETA?
Abbiamo promosso il movimento di Unione Popolare con Luigi de Magistris per difendere i beni comuni e costruire un’alternativa politica di sinistra e ecologista ai partiti che hanno svenduto il nostro paese».