Trovato in casa morto da almeno sette mesi il giornalista Pier Attilio Trivulzio. Solo e avvolto nell’oblio. Triste simbolo di questi tempi crudeli e vergognosi
AVEZZANO – Era stato per anni la voce storica dell’autodromo di Monza, giornalista vulcanico e autore di inchieste anche piuttosto scomode e pericolose, come, ad esempio, sulla penetrazione della ‘ndrangheta.
Ieri, 18 marzo, è stato trovato senza vita, nel suo appartamento di Novara, deceduto per cause naturali da almeno sette mesi, ovvero nell’agosto scorso.
Pier Attilio Trivulzio aveva 83 anni, milanese di nascita, era in pensione, ed aveva lavorato per l’Ansa,Il Giorno, L’Espresso e La Notte. Ma la sua passione, oltre al giornalismo d’inchiesta, era il mondo delle auto e dell’automobilismo, tanto che per decenni era considerato la voce storica dell’autodromo di Monza.
Non vi era scuderia, ingegnere, capotecnico o pilota che non lo avesse conosciuto. Un vero esperto del mondo dei motori, del quale si occupava con la passione che caratterizzava la sua azione giornalistica.
Dopo la pensione, si apprende dalle sue biografie, si era trasferito a Novara. Non aveva figli o congiunti diretti stretti e, a quanto pare, attraversava anche un periodo di difficoltà.
Ma da qui a trascorrere sette mesi senza che nessuno si accorgesse della sua sparizione e si ponesse un interrogativo semplice, ovvero “Che fine ha fatto Pier Attilio?”, ce ne passa.
Da agosto ad oggi sono passati mezza estate dello scorso anno, le feste di Natale e Capodanno, la conclusione della passata stagione di Formula 1 e l’inizio della nuova, sue passioni di sempre, e nessuno si è chiesto come mai di lui non ci fosse più alcuna traccia.
Nessuno fino a quando, nei giorni scorsi, un suo collega, Marco Pirola, anche lui dell’area milanese, la domanda se l’è posta ed ha allertato le forze dell’ordine e pubblicato un messaggio sui social alla ricerca dell’amico.
Il mistero è stato poi svelato in mattinata quando i Vigili del Fuoco di Novara sono entrati nell’appartamento di Trivulzio facendo la scoperta del cadavere ormai mummificato.
Era stato la voce dell’autodromo di Monza, grande esperto di motori e autore di pregevoli inchieste giornalistiche
Sette mesi rimasto a terra, morto, senza nessuno che lo cercasse. Non aveva congiunti diretti, è vero, e non era certo un giornalista modaliolo e da red carpet, il contrario, era uno che aveva interpretato questa professione come missione per la verità, per la scoperta.
Chissà quanti, soprattutto nel mondo dell’automobilismo e delle automobili, dei motori in generale, avranno avuto modo di parlarci, di conoscerlo e magari apprezzarlo e di complimentarsi con lui.
Ma non essendo il tipo da riflettori, non appena è uscito di scena, in pensione, contemporaneamente ed istantaneamente Pier Attilio Trivulzio è uscito dai radar. E allora addio a complimenti, considerazione, contatti e conoscenze. Tutto svanito nel nulla.
E così succede che a 83 anni, dopo qualche anno di pensione, un malore o una malattia per troppo tempo trascurata, ti porta improvvisamente alla linea del traguardo e tu, in questo mondo, sei da solo a tagliarla.
Perché in questo mondo non viene considerata la tua professionalità, la tua integrità, la tua passione, la tua correttezza, ma solo quel che hai e che rappresenti. E quando sei alla fine, in questa società, crudele e vergognosa, sei il nulla avvolto nell’oblio.
Un fantasma.