Tutte le donne del Parco d’Abruzzo: un bellissimo ed originale post pubblicato dall’Ente, nella giornata a loro dedicata: auguri!

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PESCASSEROLI _ La giornata internazionale della Donna al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si declina in tanti sostantivi, tutti al femminile come Natura, ricerca, conservazione, didattica, sensibilità, attenzione.
I primi, ricerca e conservazione, sono nelle mani di un gruppo di donne, guidate da Cinzia Sulli, al Parco dal 1985, e da allora sempre in prima linea in difesa dei grandi valori ambientali custoditi in questo territorio.

Ripercorriamo le tappe della sfida della conservazione iniziata da Cinzia Sulli quando ancora non esisteva il Servizio Scientifico di cui oggi è responsabile. “Quando ho cominciato a lavorare al Parco il Servizio Scientifico non esisteva, c’era il Centro Studi Ecologici Appenninici all’interno del quale c’erano due sole donne compresa me. Eravamo tutto sommato dei pionieri ed il rapporto tra noi era di cameratismo.

Si lavorava insieme ognuno facendo la sua parte e spesso ci si trovava a fare cose non strettamente connesse con le nostre competenze. Penso alle tante nottate passate a fare i pannelli delle mostre o dei Centri Visita, oppure elaborare a mano cartografie che servivano per tante attività.
Non c’erano ancora i computer e quindi tutto veniva fatto manualmente, con metodi piuttosto artigianali.

Da un lato era faticoso ma per certi aspetti anche divertente. Il fatto di essere allora tutti precari creava anche una certa solidarietà di fondo, un cameratismo fatto anche di scherzi dissacranti e di momenti di assoluto divertimento.
Certo non con tutti era così ma che ci fosse quello più distaccato era normale.”
In 30 anni la ricerca si è evoluta per metodi e strumenti, profondamente cambiati, dalle mappe fatte a mano ai droni.
“I metodi di ricerca sono profondamente cambiati grazie a quello che la tecnologia mette oggi a disposizione: pensiamo alle fototrappole, ai collari satellitari che consentono di scaricare i dati direttamente su un computer o un cellulare, all’uso dei droni per attività di monitoraggio per esempio della vegetazione.
Questi cambiamenti consentono oggi di avere più dati e quindi di elaborare studi più approfonditi.
Anche nel campo della genetica sono stati fatti molti passi avanti, elaborando tecniche che oggi ci consentono anche di conoscere le parentele tra i vari individui all’interno di una popolazione.

Trenta anni fa tutto si basava sulle attività di campo – ricerca di impronte, escrementi, resti di predazione- poi sono arrivati i primi collari VHF, che però implicavano comunque spostamenti a piedi per fare le cosiddette triangolazioni, che consentivano di stabilire dove era l’animale.
La tecnologia attuale ti consegna più dati in tempi brevissimi rispetto al passato ma richiede anche più competenze spesso in settori tutti da esplorare.”

Un’evoluzione radicale sul fronte della ricerca dagli anni ’80 ad oggi che ha seguito di pari passo l’evoluzione del ruolo della donna nei Parchi?
“Nel mondo dei parchi le donne sono presenti da tempo ed anche con ruoli di vertice, pur se in misura minore rispetto agli uomini: sicuramente siamo di più rispetto agli anni ’80 ma ancora poche sono le donne alla guida delle aree protette nazionali e regionali, troppo poche.
Presidenti e direttori sono ancora oggi soprattutto uomini e questo è indice di una mentalità che ancora fa fatica a considerarci all’altezza di questi ruoli.”
Cinzia Sulli nell’organizzazione è anche la rappresentante di genere che porta in parità il numero dei dipendenti in posizioni direttive.

Ma ad essere occupati da donne ci sono anche altri ruoli chiave al Parco. Infatti, tutti al femminile sono la promozione e comunicazione i Centri Visita, il personale, la pubblicazione degli atti amministrativi e l’URP, la gestione delle pratiche urbanistiche, il servizio commerciale, il servizio cartografico, la biblioteca, il patrimonio, il protocollo e il servizio educazione, senza dimenticare l’importante contributo fornito anche nel servizio di sorveglianza che, in qualche modo, annovera tra le sue fila anche la Comandante del Reparto Carabinieri Forestali del Parco.
In totale il 44% circa della forza lavoro del Parco è declinato al femminile, impegnate quotidianamente a dare il proprio contributo in favore della Natura.

Un Parco “rosa” quindi?
“Sono in generale contraria a queste definizioni – dice Cinzia Sulli – che sono riduttive rispetto all’impegno di ciascuno di noi e soprattutto per noi donne queste definizioni sono legate ad una concezione ancora troppo patriarcale del nostro ruolo. Nei parchi le donne ci sono, lavorano con competenza, professionalità e con un impegno pari sicuramente a quello degli uomini.
Quindi direi: meno definizioni e più attenzione al ruolo di ciascuno”.

Il più bel traguardo raggiunto in 35 anni di attività?
“Le mie più grandi soddisfazioni professionali sono state le reintroduzioni del camoscio appenninico in Majella e sul Gran Sasso e il riconoscimento UNESCO per le faggete vetuste del Parco. Entrambe costruite con fatica ma importanti anche come misura delle nostre capacità di gestione del territorio”

A quale donna auguriamo buon 8 marzo?
“A tutte le donne che fuggono dalle guerre, che hanno subito e subiscono violenze, alle volontarie che prestano la loro opera in zone a rischio, alle donne che lavorano in sanità che devono conciliare il loro essere al servizio di tutti, specie in periodi come questo, con le esigenze delle loro famiglie.
A loro regalerei un fiore che amo molto: la nostra violetta selvatica a volte gialla a volte viola che con i suoi colori ci mette allegria.”

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