Uccisione Amarena. A giorni la data del processo. Ricostruite le fasi della morte. L’orsa usciva e non andò verso Leombruni che sparò con munizioni e tecnica da caccia all’orso
L’AQUILA – Uccisione della “Grande Orsa” Amarena, a giorni si conoscerà la data del processo ad Andrea Leombruni, mentre sono stati resi noti alcuni dettagli della perizia balistica relativa alla ricostruzioni del momento in cui l’imputato sparò.
I 15 giorni dalla notifica della conclusione indagini da parte del Procuratore Capo Maurizio Cerrato o son passati e, ora, se non sono state avanzate ulteriori richieste o di interrogatorio da parte della difesa dell’imprenditore di macelleria di San Benedetto dei Marsi che la notte fra il 31 agosto e 1 settembre 2023 sparò mortalmente contro l’Orsa Amarena e i suoi cuccioli, a breve si conoscerà la data del processo.
Andrea Leombruni, 57 anni, è accusato di uccisione di animale aggravata dalla crudeltà e a mettere ulteriore pesantezza all’accusa ci sono le conclusioni della perizia balistica ordinata dallo stesso Pm Maurizio Cerrato.
Stando alla ricostruzione effettuata dal professor Paride Minervini, Leombruni quella notte sparò per uccidere e lo fece con mezzi adeguati e conoscenze ben precise.
Minervini, infatti, utilizzando gli strumenti della balistica, quindi punto di partenza del fuoco, traiettoria, posizioni, elementi ambientali e quant’altro, ha stabilito alcuni punti fondamentali della vicenda avvenuta quella notte.
Amarena non stava aggredendo Leombruni, anzi, tutt’altro. La “Grande Orsa”, conclusa la sua scorribanda nel pollaio, stava uscendo per lasciare il posto e non si stava dirigendo contro il titolare di macellerie.
Non solo, nell’atto di uscire, si è posta di fianco, in campo aperto in direzione proprio del tiro da parte del fucile dell’imprenditore titolare di macellerie.
Infine, l’imputato non ha utilizzato strumenti a caso e sparato come meglio potesse. Il Professor Minervini, infatti, nelle conclusioni della sua perizia scrive: “Lo sparatore era in possesso di cartucce calibro 12 sia a carica singola che a carica multipla con proiettili di vario diametro e meno lesivi del proiettile a carica singola utilizzato.
L’indagato era in possesso di 15 munizioni calibro 12 a carica singola, mentre nella denuncia di armi e munizioni presso la stazione dei Carabinieri è riportato il possesso di solo 10 cartucce a carica singola.
Delle 15 cartucce a carica singola, solo 2 sono di tipo espansivo (di cui una utilizzata per attingere l’orsa) e per tale motivo vietate per la difesa personale.
Il colpo d’arma da fuoco è stato esploso quando l’animale presentava il lato destro del corpo completamente esposto e in posizione ortogonale alla direzione di tiro pertanto si esclude che si stesse dirigendo verso il Sig. Leombruni.
E’ singolare che la posizione della ferita d’arma da fuoco su Amarena corrisponda a quella suggerita per uccidere un orso dal sito canadese per cacciatori di grossa selvaggina”.
Insomma, Leombruni sparò con tutta ‘intenzione di uccidere Amarena, secondo la perizia, e nulla, a quanto risulta dalle conclusioni di Minervini, sarebbe stato lasciato al caso. Una conclusione scientifica che, in aula, rappresenterà un ostacolo difficilmente sormontabile nel caso la difesa volesse sostenere il contrario.