Uccisione dell’Orsa Amarena. Prime indiscrezioni dalle indagini. Non sussisterebbe lo stato di necessità. La Grande Orsa colpita al fianco destro quando era su quattro zampe
AVEZZANO – L’Orsa Amarena non era in piedi e in atteggiamento in qualche modo aggressivo e fu colpita al finco quando era ancora su tutte e quattro le zampe.
questo ed altri elementi sarebbero le prime indiscrezioni dalle indagini che il Procuratore di Avezzano, Maurizio Cerrato, sta conducendo sull’uccisione della Grande Orsa, avvenuta la notte fra il 31 agosto e l’1 settembre scorsi, ad opera di Andrea Leombruni, 56 anni, imprenditore nel settore macelleria, di San Benedetto dei Marsi.
In questa orribile vicenda, quindi, iniziano a parlare i documenti peritali, i risultati dei primi accertamenti e gli esami degli esperti.
Amarena, quindi, non era in atteggiamento aggressivo, o di difesa attiva, potremo dire, ma era sulle quattro zampe ed è stata colpita al fianco con un colpo. Ferita che le ha provocato una emorragia interna, facendola morire soffocata.
Ma il Procuratore Cerrato ha fatto sequestrare anche i telefonini di Leombruni, in una perquisizione effettuata nelle ore scorse e nella quale sono stati rinvenuti colpi simili a quello usato per sparare ad Amarena, per analizzare i famosi messaggi presenti, nei quali, a quanto pare, si riscontrerebbe una sorta di volontà di difendersi dalla presenza della Grande Orsa in tutti i modi. Sparo compreso.
A confermare l’assenza dello stato di necessità, stando alle indiscrezioni trapelate, anche la carenza della motivazione legata ai danni eventualmente patiti dall’imprenditore di San Benedetto dei Marsi.
Come ampiamente e chiaramente spiegato anche dal Presidente del Pnalm, Cannata, subito dopo il tragico episodio, ammesso e non concesso che il cinquantaseienne avesse potuto patire danni dall’intrusione di Amarena, questi sarebbero stati rifusi in pieno dal Pnalm stesso, come avviene ormai regolarmente.
E allora? Perché? Che motivo c’era di uccidere in questo modo la Grande Orsa e lasciare soli i suoi due cuccioli? Domande a cui ci vorrà tempo per rispondere, almeno un paio di mesi, quando il magistrato avrà davanti i risultati di tutte le perizie e gli accertamenti del caso.