Un Cioccolatino Storico. 2 febbraio 1703, storia del grande terremoto della Candelora

L’AQUILA- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Oggi 2 febbraio ricorre il 319esimo anniversario del devastante terremoto che colpì L’Aquila (Aquila in quel periodo) nel 1703 facendo molti morti e radendo al suolo numerosi palazzi, case, edifici religiosi etc. Quest’oggi vi racconteremo proprio la storia di quel devastante evento.

L’Aquila prima del terremoto del 1703

La città dell’Aquila fu, non è; le case sono unite in mucchi di pietra, li remasti edifici non caduti stanno cadenti. Non so altro che posso dire di più per accreditare una città rovinata”. Queste furono le drammatiche parole che il Marchese Marco Garofalo scrisse al viceré di Napoli a seguito del violento sisma che colpì il capoluogo d’Abruzzo. Ma facciamo un passo alla volta..

Era il 2 febbraio del 1703, un venerdì particolare, in cui i cittadini di Aquila stavano celebrando la festività della Candelora. Nonostante la profonda fede, la popolazione era ancora turbata dalle due violente scosse di terremoto che avevano colpito la città (quella del 14 gennaio, di magnitudo 6.8 della Scala Richter e quella del 16 gennaio, di magnitudo 6.0 della Scala Richter) che avevano fatto solo danni ma nessun morto.

Però, alle ore 11.05 un violento sisma di magnitudo 6.7 della scala Richter, con epicentro tra Barete e Pizzoli, colpì la città: le fonti storiche ci raccontano che la scossa fu assai violenta ed ondulatoria. Siccome l’evento sismico si verificò di mattina, di quel giorno particolare, provocò la morte di molte persone: la popolazione aquilana, stimata tra gli 8.000 e i 10.000 abitanti, contò 2.500 morti, circa un terzo dei residenti, e nelle città vicine si contarono oltre 6.000 vittime. I centri più colpiti furono Arischia, con ben 350-400 morti, Barete, Pizzoli, Scoppito e Cittareale.

Pensate che nella chiesa di San Domenico (sita in via Angioina nel cuore della città) erano presenti alla funzione religiosa, secondo alcune fonti storiche, circa 800 persone: la scossa fece cadere il soffitto, parte del transetto e la parte interna dell’abside provocando la morte di circa 600 persone.

La Chiesa di San Domenico

Anche il patrimonio artistico subì gravissimi danni. La Basilica di San Bernardino da Siena, la Basilica di Collemaggio, San Massimo e San Pietro a Coppito (giusto per citarne alcune) subirono crolli e devastazioni sia nelle aree interne che esterne. Anche i palazzi nobiliari come Palazzo Carli, Palazzo Camponeschi subirono danni gravi come la stessa torre civica.

La gestione dell’emergenza parti subito: Marco Garofalo, Marchese della Rocca venne investito, da parte del viceré di Napoli, di pieni poteri. Si occupò dei soccorsi e dell’ordine pubblico e fece approvare anche la sospensione del pagamento delle imposte per 10 anni alle popolazioni colpite dal sisma. Uno dei simboli della ricostruzione fu la Chiesa delle Anime Sante che si trova Piazza Duomo.

La Chiesa delle Anime Sante

Ovviamente la tragedia incise profondamente all’interno della comunità aquilana tanto da far mutare i Colori Storici della città: prima del terremoto del 1703 in colori erano il bianco e il rosso, dopo il terremoto il nero (simbolo di morte e di lutto) e il verde (segno di rinascita e speranza).

Anche le principali festività subiscono il ricordo del terremoto! Ad esempio il Carnevale aquilano non arriva mai prima del 2 febbraio, giorno della Candelora, e viene definito a ragione il Carnevale più corto del mondo.

Un Abbraccio Storico

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