Un Cioccolatino Storico. 22 giugno dell’anno del Signore 1240, quando un miracolo salvò Assisi

ASSISI- Carissimi lettori benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Quest’oggi lasceremo i confini abruzzesi per dirigerci in uno dei luoghi italiani più belli e densi di spiritualità, Assisi.  Il 22 giugno nella città del Serafico Francesco, si celebra una festa assai particolare, la “Festa del Voto”: l’avete mai sentita? E sapete di cosa si tratta? Oggi ve lo spiegheremo.

In foto: Santa Chiara scaccia i saraceni d’Assisi (Anonimo)

Era il 22 giugno del 1240 la città di Assisi è sotto assedio da parte delle truppe imperiali comandate da Vitale D’Aversa: questo esercito, formato da Saraceni, Rumeni e Valacchi è stato inviato sul territorio di Assisi, da parte dell’imperatore Federico II (che, ironia della storia, venne proprio battezzato nella cattedrale di San Rufino in Assisi) per sottomettere la città al potere imperiale.

In foto: Chiesa e Monastero di San Damiano (Assisi)

Ma gli abitanti di Assisi declinarono l’invito e per rabbia e sfregio, Vitale D’Aversa incendiò e saccheggiò i luoghi limitrofi alla città arrivando anche alle porte del monastero di San Damiano. Nel monastero c’era Santa Chiara, ormai gravemente malata, e le sue consorelle: allora Chiara decise di fare qualche cosa per salvare la sua città. Chiese alle sue consorelle di portargli il Santissimo e con coraggio uscì dal monastero, fermando i due assedi da parte delle truppe di Vitale D’Aversa.

La “Festa del Voto” venne ufficialmente istituita il 26 maggio del 1644 da parte del comune di Assisi. Così raccontò Tommaso da Celano, nella “Leggenda di Santa Chiara”, questo episodio: “In altro tempo Vitale d’Aversa, uomo assetato di gloria e coraggioso in battaglia, guidò l’esercito, di cui era capitano, contro Assisi. Per la qual cosa spogliò la contrada di alberi, devastò tutte le vicinanze e infine pose stabile assedio alla città. Con minacciose parole dichiara che non se ne andrà in alcun modo di lì, finché non si sia impadronito della città stessa. E già si era pervenuti a tal punto che si temeva imminente la caduta della città. Quando lo venne a sapere Chiara, serva di Cristo, fu scossa da profondo dolore e, chiamate a sé le sorelle, disse: «Da questa città riceviamo ogni giorno molti beni, carissime figlie: sarebbe grande empietà non portarle soccorso, come possiamo, ora che è il momento opportuno». Comanda di portare della cenere, comanda alle sorelle di scoprirsi il capo. E lei per prima, scopertosi il proprio, lo cosparge di molta cenere; poi depone la cenere sulla testa delle altre. «Andate dal Signore nostro – dice – e domandategli con tutto il cuore la liberazione della città». A che soffermarmi sui singoli particolari? a che ricordare le lacrime delle vergini, le preghiere violente? Dio misericordioso, il mattino seguente, dà con la tentazione, anche la via d’uscita: in modo che, tutto disperso l’esercito, anche quell’uomo superbo è costretto ad andarsene, contrariamente ai suoi disegni, e a smettere di tormentare oltre quella terra. Egli stesso, infatti, il capitano di guerra, poco dopo fu ucciso di spada”.

Un Abbraccio Storico

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