Un Cioccolatino Storico. “A Ssa’ Mmartino..”. Storie e tradizioni marsicane legate a San Martino di Tours
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. 11 novembre giorno in cui la liturgia cattolica ci fa ricordare il vescovo Martino di Tours: una figura assai importante per la cristianità europea, visto che fu il primo ad “importare” il monachesimo in occidente. Però oggi noi di Espressione24 non vi vogliamo raccontare della agiografia di questo importante santo, bensì delle tradizioni marsicane che si legano a tale figura.
E per farvi presente alcune delle tradizioni legate a tale santo, abbiamo deciso di prendere in esame un libro del 1879 di un noto antropologo e studioso abruzzese, Antonio De Nino. Il libro in questione si chiama “Usi Abruzzesi”, dai seguiteci.
Nel paragrafo 54 il De Nino ci racconta una storia che per noi uomini e donne “moderni” può sembrarci più una storiella di Halloween che di San Martino. Una tradizione che egli osserva nel paese di Ortucchio ed il titolo è il seguente “Illuminazione con le zucche”. Questo è il testo:
“-Che è mai?
-Una minestra di zucche si comprende, sì signore: ma una illuminazione con le zucche!
-Abbiate pazienza.
-Andiamo alla festa di san Martino in Ortucchio.
La vigilia a notte, figuriamoci di stare in mezzo a un vero baccano, anzi a un vero baccanale. Bacco e qualche altra deità domina la festa. I giovinastri del paese ci si sono preparati per tempo. Ciascuno tiene in serbo una zucca vuota. «In Germania, dice il De Gubernatis, alla sposa o allo sposo in fallimento si dava un corbello vuoto; nella Piccola Russia, una zucca, equivalente a cosa vuota».
In Ortucchio, alla vuota zucca si fanno dei buchi a forma di occhi, bocca e naso. Dentro vi si adatta una candela. Nel cocuzzolo si legano due corni più o meno lunghi. L’operazione si compisce con infilare a un palo la cornuta zucca. Fatto notte, si accendono le candelette di questi strani lanternoni (forse i cerei dei saturnali), e si gira pel paese al grido di Viva san Martino! Viva le corna! E io con un corno vi caverei un occhio! Se mi fosse lecito”.
Altro esempio interessante ci viene dal paragrafo 41 del medesimo libro in cui il De Nino ci racconta dei “Cenacoli di San Martino” a Tagliacozzo. Questo è il testo:
“In qualche paese dei nostri, per esempio a Tagliacozzo, nella festa di san Martino, si è più positivi, senza rinunziare alla tradizionale baldoria. Dunque non v’è la baccanale processione; vi sono, invece, i cenacoli. In varie case del paese si fanno cene in comune, a gloria di san Martino.
Vuoi tu appartenere alla nostra cena?
– E tu? – Sono compromesso per un’altra.
Così i bontemponi si dividono in cinque o sei gruppi. Dopo la cena ciascuno paga lo scotto. Entro in un cenacolo. Tutto quello che vedo, è una cornatura; lampadari composti di corni; vasi cinti di corni; fruttiere abbellite di corni; per candeliere un corno dritto; intorno alle pareti, ghirlande di corni storti; alcune vivande a foggia di corna; insomma, ripeto, è una intera cornatura.
Ogni tanto gridi e cachinni, tra un continuo cornacchiare e cornamusare. A fin di tavola, sempre una porchetta arrosto.
E qui sta il baco!
La porchetta?
È simbolica questa porchetta?
Non se ne può dubitare.
È simbolo?
e che simbolo è?
Quanto sei indiscreto!”.
In entrambi racconti (ce ne sono altri, ma noi ne abbiamo scelti solamente due) emerge anche il fatto di come “San Martino sia il protettore delle corna e dei cornuti”: una forzatura storia e del tutto prima di fondamento storico, scusateci per il gioco di parole.
Ma lo sapete perché si dice che tale santo sia il protettore dei cornuti? Anche se la vicenda – chiamiamola così- non è poco chiaria, molti studiosi hanno ipotizzato che tale “patronato” sia da ricercarla all’interno delle diverse fiere di bestiame con le corna che si svolgevano in questo periodo dell’anno e quindi il riferimento alle corna sarebbe rivolto agli animali. D’altronde come si dice, “paese che vai, usanza che trovi”.
Un Abbraccio Storico