Un Cioccolatino Storico. “Alla Trinità se canta allo revenì”: origine e culto di una festa tanto cara al popolo Marsicano
MAGLIANO DE’ MARSI – Buongiorno e buona domenica carissimi lettori, ma soprattutto benvenuti al secondo appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La domenica successiva alla solennità delle Pentecoste, il calendario liturgico ci pone una festa molto sentita dalla popolazione marsicana, quella della Santissima Trinità. Tutti noi, una volta nella nostra vita, ci siamo recati presso il Santuario di Vallepietra per onorare la Trinità; a piedi oppure in macchina, a cavallo oppure con i bus. Ma sappiamo cos’è realmente la Santissima Trinità e perché si festeggia? In questo nuovo Cioccolatino Storico vi spiegheremo, in breve, l’origine della storia di tale festa, vi parleremo di alcune leggende legate al Santuario di Vallepierta e concluderemo con le toccanti note del “Pianto delle Zitelle”. Buona lettura.
«Quest’oggi contempliamo – spiega papa Benedetto XVI- la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica».
Le parole concrete del papa emerito ci permettono leggermente di dilatare il velo del mistero, un mistero che come afferma il catechismo della chiesa cattolica è il centro della fede cristiana. Le celebrazioni in onore della Trinità iniziano dopo l’VIII secolo d.C quando un monaco di nome Arduino di York celebrò una santa messa in onore della Trinità. Successivamente, nel 920 d.C nella diocesi di Liegi il vescovo Stefano ne istituzionalizzò la festa nella propria diocesi, bisogna aspettare la metà del trecento con papa Giovanni XXII per estendere la solennità della Trinità in tutta la cattolicità. In conclusione, ci piacerebbe narrarvi una vicenda di cui ognuno di noi, credenti e non credenti si può immedesimare.
È la storia di Agostino d’Ippona e del bambino in riva al mare. Si racconta che il vescovo Sant’Agostino camminava sulla riva del mare. Era immerso in profondi pensieri perché stava componendo il suo trattato sulla Trinità, nel quale si sforzava di approfondire il grande mistero. Ad un tratto s’accorse che a breve distanza di lui c’era un bambino, che con una conchiglia attingeva l’acqua dal mare buttandola dentro una buca. Il vescovo domandò al bambino cosa stesse facendo, ed il piccolo gli rispose che stava svuotando il mare. Il vescovo sorridendo gli disse che non era possibile il bambino gli rispose che anche per lui uomo era impossibile comprendere la Trinità, un mistero così grande. Il bambino era un angelo.
Ma ora scendiamo un pochino nel particolare raccontandovi di due incredibili leggende legate indissolubilmente alla storia e alla vicenda del Santuario di Vallepietra. E sono le seguenti:
- La prima narra di un contadino che mentre arava il terreno in cima al colle della Tagliata vide cadere, nel sottostante precipizio, i buoi e l’aratro. Portatosi sul ripiano alla base della grande parete rocciosa vide, con grande meraviglia, i buoi inginocchiati davanti ad un misterioso dipinto della Trinità, apparso all’interno di una piccola grotta. L’aratro era rimasto in alto impigliato in una sporgenza della roccia. Tale miracolo è anche raccontato nel celebre canto processionale dedicato alla Santissima Trinità intitolato “Due Bovi” in cui possiamo leggere tutta la vicenda del suddetto miracolo:
- Viceversa la seconda leggenda è più di carattere letterario, è stata trasmessa da una pergamena andata poi distrutta ma a noi pervenuta grazie ad una copia. Nel racconto leggiamo le vicende di due ravennati – residenti a Roma- che si rifugiarono sul Monte Autore per sfuggire alla persecuzione di Nerone. Qui furono visitati dagli apostoli Pietro e Giovanni che, sbarcati a Francavilla, avevano attraversato il Regno di Napoli (così c’è scritto sulla copia del documento, e quindi ci fa capire la datazione tarda). Un angelo apparso ai quattro portò loro dal cielo il cibo e fece scaturire dalla terra la sorgente. Il giorno seguente apparve la Santissima Trinità che benedisse il Monte Autore alla pari del Sinai e dei luoghi santi della Palestina.
Infine, di particolare interesse storico ed antropologico è il cosidetto “pianto delle zitelle” una laude sacra, composta all’inizio del ‘700 da don Francesco Tozzi (abate del Santuario dal 1685 al 1725) che viene eseguita dalle “Zitelle” sul piazzale del Santuario la mattina della festa SS. Trinità. Queste zitelle indossano tutti abiti bianchi ad eccezione di una che è vestita di nero e rappresenta la Madonna.
Tale canto, attraverso i simboli e i personaggi che hanno accompagnato le ultime ore della vita di Gesù e la sua morte, il Pianto invita i pellegrini alla conversione facendo rivivere intensamente la Passione di Cristo. La rappresentazione si conclude con un inno alla Santissima Trinità. Pensate che nel 1939 il celebre fotografo Giacomo Pozzi-Bellini diresse un film-documentario, dal titolo “Il Pianto delle Zitelle” in cui mostra all’Italia tale tradizionale canto.
Buona festa della Santissima Trinità.
Un Abbraccio Storico