Un Cioccolatino Storico. Berardo Amiconi, storia di un pittore maglianese
MAGLIANO DEI MARSI- Carissimi lettori un caloroso benvenuto al settimanale appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi parlerà di un grande artista marsicano, un pittore per l’esattezza, nativo di Magliano dei Marsi e che in pochi aimè conoscono, stiamo parlando di Berardo Amiconi. Quest’oggi vi racconteremo la sua storia, soffermandoci anche all’interno di parti del suo interessantissimo ciclo epistolare.
“Sordi e bellezza, atro non tengo” questo celebre modo di dire tipico del dialetto di Magliano dei Marsi descrive molto bene chi era Amiconi: i soldi e la bellezza delle sue opera, ecco il grande tesoro di questo artista. Berardo nacque a Magliano dei Marsi nel 1825 da una famiglia molto agiata ed importante per la locale comunità. Fin da quando era ragazzo coltivò la passione per l’arte, in special modo per la pittura: questa passione lo portò a studiare a Livorno per poi peregrinare in giro per l’Europa. Marsiglia, Parigi, Odessa, la Russia e la sua cara ed amata Londra. E proprio nella capitale del Regno Unito coltivò amicizie molto importanti con famiglie notabili della nascente borghesia commerciale.
Queste amicizie unite alla sua ottima maestria fecero sì che dal 1859 fino al 1874 i suoi quadri fossero esposti presso la Royal Accademy of Art di Londra. Fu proprio a Londra che Berardo nel 1878, consumato da una malattia e segnato da qualche problema di natura psicologica, morì. Tra le sue molteplici opere vorremmo ricordare il “Ritratto della soprano Teresa Brambilla Panchelli” del 1855 e conservata presso il teatro La Scala di Milano. Molto interessanti sono anche le sue lettere ed i suoi bozzetti (tutt’ora conservati presso l’archivio di stato di Avezzano sito in palazzo Torlonia).
Oltre alle sue opere pittoriche Berardo Amiconi vanta anche una consistente corrispondenza epistolare diretta alla sua famiglia ma anche al suo carissimo amico e compaesano Carlo Santoponte. Nelle sue lettere troviamo tematiche diverse tra di loro ma soprattutto possiamo cogliere anche un innato timore che i soldi che mandava non arrivavano mai a destinazione. In ogni singola lettera è scritto il luogo di scrittura: Livorno, Firenze, Marsiglia, Odessa, Londra ed altri luoghi d’Italia. Tra le sue numerose lettere una delle più interessanti è quella relativa al 26 settembre del 1854. L’Amiconi si trovava nella città di Odessa nell’allora impero zarista e racconta allo zio un fatto assai bizzarro che lo vide quasi protagonista in un fatto quasi da cronaca nera. Ecco cosa scrisse:
“[…] In quel momento era salito da me il generale Lekarev, ed io ero rimasto in camera a leggere: tutto ad un tratto sento degli urli ancora nella galleria, e veggio questo giovane nudo, furibondo, con un rasoio in mano reggeva follemente Di Pietro, il suonatore di corno e gli tagliava il collo. Mi fece terrore, gli lanciai il libro sul rasoio, l’afferro per il braccio, si libera il suonatore di corno e fugge, ed io appena faccio in tempo a chiudermi in camera: e ne ebbi una piccola ferita sulla mano destra”.
Ah, le sue lettere sono conservate presso l’archivio di Stato di Avezzano sito in Palazzo Torlonia.
Un Abbraccio Storico.