Un Cioccolatino Storico. “Come Aquile Randagie nella giungla silente”, storie di giovani che si opposero al nazifascismo

MAGLIANO DEI MARSI- “Siamo i ribelli della montagna, viviam di stenti e di patimenti ma quella fede che ci accompagna sarà la legge dell’avvenir”. Queste celebri parole scritte da due “Ribelli della Montagna” di nome Emilio Casalini e Angelo Rossi possono ben descrivere la storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi. Una storia fatta di fede ma anche di lotta, di associazionismo e di coraggio: insomma, oggi vi racconteremo la storia del gruppo scout “Aquile Randagie”.

Ma prima di parlare di loro bisogna andare un pochino indietro nella storia italiana. Lo scautismo arrivò in Italia nei primi anni del novecento e subito ebbe un grandissimo successo: vennero creati due associazioni scout ASCI (Associazione Scautistica Cattolici Italiana) e GEI (Gruppo Esploratori Italiani). Però, con l’affermazione del regime fascista -che tendeva a monopolizzare ogni forma di associazionismo- mise in grave difficoltà queste associazioni: cosa che toccò anche ai circoli di matrice politica non fascista ed anche (nonostante i Patti Lateranensi) ai circoli di Azione Cattolica.

In foto: le Aquile Randagie

Nel 1928 un decreto firmato dallo stesso Mussolini mise fine allo scautismo in Italia: questa “fine” però non venne accettata da gran parte dei capi scout che decisero, in modo assai coraggioso, di entrare nella clandestinità. Questo periodo prese il nome di Giungla silente. Fare scautismo nel periodo della Giungla Silente non era di certo facile: se l’OVRA (la polizia segreta del fascimo) oppure le camice nere ti sorprendevano nel partecipare alle riunioni – di solito si utilizzavano nomi fittizi per indicare membri oppure luoghi della riunione- di certo non passami momenti sereni. Botte, soprusi, esclusione dal posto di lavoro e dalla scuola queste erano le punizioni che il fascismo dava a coloro che venivano sorpresi nel partecipare alle riunioni scout clandestine.

E fu proprio in questo clima poco sereno che gruppi ASCI di Milano e dintorni formarono le “Aquile Randagie”: questo gruppo venne guidato da Giulio Cesare Uccellini, conosciuto con il suo nome da battaglia Kelly e da Andrea Ghetti chiamato Baden. Fu proprio don Andrea Ghetti che ci fornisce una chiara indicazione dello spirito di questo gruppo: “Mantenere l’idea di personalità, libertà, fraternità per essere pronti al momento della ricostruzione”. Inoltre Baden sosteneva con fermezza l’importanza di come fossero gli stessi ragazzi a dire NO al fascismo e a prendersi tutte le responsabilità di questa decisione, con tutti i pericoli che essa comportava in un periodo di denunce e interrogatori.

In Foto: don Andrea Ghetti, nome di battaglia Baden tra i fondatori delle Aquile Randagie

Il regime fascista tentò, in molti modi, di entrare tra le Aquile Randagie ma il sistema, forgiato in maniera quasi perfetta gli impedì di proseguire oltre. Il 1937 fu un anno assai fondamentale per le Aquile Randagie ebbero il loro appoggio e la solidarietà da Robert Baden-Powell fondatore dello scautismo e questo spronò i membri di questo gruppo nel proseguire la lotta. Il regime, con il passare del tempo e del pessimo andamento bellico, iniziò a sospettare delle numerose lettere che le Aquile Randagie inviano.

In foto: Giulio Cesare Uccellini, nome di battaglia Kelly fondatore delle Aquile Randagie

Nel 1942, era d’ottobre, Giulio Uccellini (nome di battaglia Kelly) cadde vittima di un agguato fascista: venne malmenato violentemente, ma sopravvisse pur avendo perduto l’udito dell’orecchio destro. La caduta del fascismo (23 luglio 1943) in qualche modo aveva illuso i membri delle Aquile Randagie che avevano in programma la rifondazione dell’ASCI: in poche parole, il peggio ancora doveva venire. Nonostante l’occupazione nazista le Aquile Randagie dettero prova di gran coraggio, cooperando per l’espatrio in Svizzera di alcuni prigionieri di guerra catturati dai nazisti.

I membri delle Aquile Randagie dettero vita all’Opera Scautistica Cattolica Aiuto Ricercati (OSCAR): questo gruppo, anche all’apporto silenzioso dell’Arcivescovo Schuster e aiutata da numerose persone del clero, da appartenenti a uffici della Questura e servizi investigativi fascisti e tedeschi. L’OSCAR portò in salvo circa 2000 persone tra cui il grande giornalista italiano Indro Montanelli: inoltre tale gruppo si occupava di fabbricare documenti falsi intestati a nomi fittizi residenti in paesi già occupati dalle forze Alleate. Purtroppo alcuni membri dell’OSCAR vennero catturati dai nazifascisti e dopo torture atroci vennero condannati a morte, ma nessuno di loro parlò.

In foto: scena tratta dal film “Aquile Randagie” del 2019

La Resistenza appartiene a tutti. E ci piacerebbe concludere questo nostro racconto con una frase che spesso utilizzavano le Aquile Randagie: “Ciò che fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi, scorda se stesso”.

Un Abbraccio Storico

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