Un Cioccolatino Storico. “Er giro de Peppe”. Storia di questo celebre proverbio, tra ironia e regalità
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al settimanale appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Nella giornata di ieri si è svolto il funerale di Elisabetta II e in qualche modo tale evento storico ci può fare da apripista (passateci il termine) alla storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi.
“Hai fatto er giro de Peppe”: quante volte vi è capitato di dire oppure di sentirvi dire questo celebre proverbio della tradizione romana? Beh, scommettiamo un milione di volte soprattutto quando si fa un giro assurdo – ad esempio – per trovare un parcheggio oppure per raggiungere una meta. Ovviamente il proverbio in questione è assai più lungo di quello che noi tutt’ora pronunciamo e la formula originale recita così:“Er giro di Peppe intorno alla rotonda, appresso alla Reale”.
Già, ma chi era questo Peppe? Ma soprattutto cos’è questa rotonda? Il “Peppe” in questione non è un tizio qualunque bensì Giuseppe Garibaldi, la “rotonda” non è altro che il Pantheon e la “reale” è invece il corteo funebre per la morte di Vittorio Emanuele II di Savoia. Diciamo che siamo arrivati all’interno dell’animo più profondo di tale modo di dire! Ma non ci fermiamo qui, continuiamo.
Il 9 gennaio del 1878 – a seguito di una tremenda malattia, alcuni storici parlano di malaria – morì nel Palazzo del Quirinale Vittorio Emanuele II primo re d’Italia. Fu una notizia che sconvolse l’interno paese! Pensate che i quotidiani italiani scrissero pagine e pagine sul primo re d’Italia, ad esempio “Il Piccolo” di Napoli scrisse in questo modo: “È morto il più valoroso dei Maccabei, è morto il leone di Israele, è morto il Veltro dantesco, è morta la provvidenza della nostra casa. Piangete, o cento città d’Italia! piangete a singhiozzo, o cittadini!”.
Comunque, re Vittorio Emanuele II nel suo testamento espresse il desiderio di esser seppellito all’interno della Basilica di Superga, ma suo figlio (Umberto I) decise di far celebrare il funerale del padre nella città di Roma. Così il 17 gennaio si svolsero i funerali solenni del re alla presenza di circa 200.000 persone e tra quella grande folla c’era anche il nostro Giuseppe Garibaldi.
L’eroe dei due mondi, non essendo a conoscenza del programma del funerale reale, si unì al corteo del popolo, facendo anche lui due giri della piazza (attorno al Pantheon), quando invece, sarebbe potuto restare insieme alle altre autorità davanti all’entrata. Questa piccola svista non passò inosservata dal popolino romano che, a modo di presa in giro, iniziarono a pronunciare “ao, ma che stai a fa er giro de Peppe”.
Un abbraccio storico.