Un Cioccolatino Storico. “I Carnevaletti di chiesa e la mascherata dei romiti”, storia di antiche tradizioni carnevalesche marsicane
TAGLIACOZZO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al quotidiano appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. “A carnevale ogni scherzo vale” recita un proverbio che tutti noi conosciamo! Ma noi lo possiamo anche scriverlo in questo modo “A Carnevale ogni tradizione vale”: perché tale festa, possiede al suo interno, tante di quelle tradizioni che tutt’ora permangono all’interno di questa moderna società.
E proprio per questo che oggi, noi di Espressione24, dopo aver scartabellato tantissimi documento inerenti a questa ricorrenza, abbiamo deciso di proporvi una vicenda carnevalesca che andava in scena nella magnifica cittadina di Tagliacozzo, nella nostra Marsica. Chi ci racconta di tale ricorrenza è stato uno dei più noti antropologi abruzzesi di fine ottocento inizi novecento, Antonio De Nino. Nel suo testo “Usi Abruzzesi vol. I” (1879) nel capitolo XXIII ci riporta una storia dal titolo “I Carnevaletti di chiesa e la mascherata dei romiti” e questo è il testo:
“Carnevale e chiesa non dovrebbero accordarsi: ma sentite se s ‘ accordano. A Tagliacozzo, negli ultimi giorni di carnevale, si fanno dodici funzioni ecclesiastiche, a cui si dà il nome di carnevaletti. Dopo la mezzanotte, dunque, la chiesa di Taglia cozzo formicola di gente. È un continuo uhhhh! Cici! Cicià!
Esce la messa: il prete se la dice e il prete se la sente. Seguita l’armonia dell’uhhhh! Finita la messa, se ne vanno tutti in santa pace. Cioè: prima di andare a casa, l’allegria carnevalesca, compressa alquanto nella chiesa, scoppia in gridi, urli, fischi, risa, picchiate ai portoni. «Chi più n’ha più ne metta». Dunque essi non se ne vanno in santa pace; ma lasciamoli in santa, pace noi.
Giovedì grasso, quasi in nessuno dei nostri paesi si fanno mascherate. Ma a Tagliacozzo si fanno: solo è proibita la varietà delle maschere. Vi è permessa, e anzi si fa immancabilmente, la mascherata dei romiti. Che razza di gusto! Molti dunque si vestono con abito eremitico. Sono imi tate le più lunghe e strane barbe; portano bastoni forcuti; la gobba; una spalla calata, ec. In ogni angolo del paese girano romiti: nei negozi, nei caffe, nelle case di amici, sempre romiti. Pare che quest’ uso ricordi qualcosa contro la vita fratesca e contro certi cenobiti che in tempi dei tempi mostravano d’essere tante quaresime, e in sostanza erano poi altrettanti giovedì grassi. Badate che io ho detto pare”.
Un Abbraccio Storico