Un Cioccolatino Storico. “I fichi del padre dell’imperatore”, storia di Lucio Vitellio il vecchio l’importatore dei fichi nella Marsica
AVEZZANO- Carissimi lettori un caloroso benvenuto al settimanale appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi parlerà di uno dei frutti più deliziosi in natura, ovvero il Fico, e di come esso sia entrato all’interno della storia enogastronomica e ambientale della nostra cara Marsica.
“C’era una volta..” così ci verrebbe da scrivere, come se la vicenda in questione fosse al limite tra la realtà e la fantasia: ma questa storia è assai vera ed iniziò all’inizio del I secolo d.C. quando Lucio Vitellio il Vecchio (padre dello sventurato imperatore Vitellio) dalla Siria, ove era governatore nel 34 d.C. importò nella Marsica il Fico proveniente da quell’angolo poco tranquillo dell’impero romano. Già ma chi era Lucio Vitellio il Vecchio? Senza andare troppo per le lunghe vi diciamo che fu uno dei politici più influenti della Roma e servì prima sotto l’impero di Tiberio e poi sotto l’impero di Claudio essendo particolarmente amico con la temibile moglie dell’imperatore, ovvero Agrippina Minore. Campano d’origine (nato nella città di Nuceria Alfaterna) fu lui che depose, nel 36 d.C. il prefetto Ponzio Pilato che tutti noi conosciamo ovviamente.
Svetonio, nella sua opera De Vita Caesarum, ce lo descrive in questo modo: “Era anche dotato di un meraviglioso talento adulatorio e fu il primo ad introdurre l’usanza di adorare C. Cesare [Caligola] come un dio: infatti, ritornato dalla Siria fece mostra di non potersi avvicinare se non con il capo coperto da un velo, girandosi attorno e poi prosternandosi”. Sappiamo che sposò Sextilia figlia di una nobile famiglia di Roma ed ebbe due figli Aulo Vitellio Germanico (l’imperatore) e Lucio Vitellio il Giovane che sarà proconsole d’Africa e che l’imperatore Vespasiano fece uccidere (fu impiccato) il 22 dicembre del 66 d.C.
Inoltre, Lucio Vitellio il Vecchio aveva una villa nell’Ager Publicus di Alba Fucens (nei pressi dell’attuale Paterno di Avezzano) ove risiedeva e ricopriva anche il ruolo di censore ruolo che ricoprì dal 48 al 49 d.C. Purtroppo non poté assistere all’inaugurazione dei lavori di riqualificazione delle acque del lago Fucino (si disse che lui era uno dei più acerrimi nemici dell’opera) e alla presenza di Claudio e Agrippina ad Alba Fucens perché morì nel 51 d.C.
Nonostante ciò, la sua opera di import-export frutticolo è rimasto nella memoria dei suoi coevi. Pensate che il grande Plinio il Vecchio, nel libro XV paragrafo 83 delle “Storie Naturali” scrive così: “Fra questa specie ci sono, come abbiamo detto, i cottani e i caunii della Caria quelli che tramite la voce di uno che diceva che si vendevano fecero l’augurio a Marco Crasso mentre saliva sulla nave contro i Parti. Tutte queste specie le portò dalla Siria nel podere di Alba Lucio Vitellio, che poi fu censore, essendo ambasciatore in questa provincia, negli ultimi tempi dell’Imperatore Cesare”.
I fichi che importò Vitellio il vecchio era molto buoni e qui prosperavano visto l’ottimo clima dettato dal Lago Fucino. In un documento del Ministero di Agricoltura, Industria e commercio del 1876 dal titolo “Relazione intorno alle condizioni dell’agricoltura in Italia, vol. 1” troviamo scritto: “Pare che il fico dottato dei toscani , ottato dei Napoletani, non differisca da quello che Plinio dice portato di Soria da Lucio Vitellio nella sua villa di Alba, e che corrisponda al fico grascello del Mattiòli, al binellone della Spezia e di Chiavari, al binello o fico di Napoli dei Genovesi , al gentile di Voltri, al napoletano di Finale, al datterese o di Calabria della rimanente Liguria occidentale e finalmente al fico della goccia o della goccia d’oro delle colline dell’Appennino lombardo da Voghera fino a Bologna”.
Un Abbraccio Storico