Un Cioccolatino Storico. Il 23 maggio 1992 quando l’Italia si fermò. In ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo,Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro

AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al quotidiano appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. In occasione del trentesimo anniversario della Strage di Capaci – in cui furono uccisi dalla mafia il magistrato Giovanni Falcone, Francesca Morvillo magistrato e moglie di Falcone e gli uomini di scorta, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro- ci piacerebbe raccontarvi proprio quei fatti che sconvolsero l’Italia.  

Francesca Morvillo e Giovanni Falcone
(foto web)

Io all’epoca avevo cinque anni e ancora non comprendevo cos’erano quelle orribili immagini che i tg, in edizione speciali, proiettavano in maniera assai agitata: ma ricordo lo sguardo cupo di mio padre e le quasi lacrime di mia madre. La mafia aveva colpito nuovamente le istituzioni dello stato sempre in quel modo orrendo, con l’esplosivo come aveva già fatto con il giudice Rocco Chinnici il 28 luglio del 1983. Il compianto Giorgio Faletti, nella sua canzone “Signor Tenente” del 1994 così scriveva/cantava: “Che abbiam saputo di quel fattaccio di quei ragazzi morti ammazzati gettati in aria come uno straccio caduti a terra come persone. Che han fatto a pezzi con l’esplosivo, che se non serve per cose buone può diventare così cattivo che dopo quasi non resta niente”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
(foto web)

Tornando a noi, quel 23 maggio del ‘92 era un sabato faceva molto caldo quando verso le 17.45 l’aero in cui c’erano Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo atterrò nell’aeroporto palermitano di “Punta Raisi”. Ad attenderli le tre auto blindate con la scorta. Il giudice Falcone era solito portare lui la macchina, con sua moglie accanto e l’autista dietro si avviarono verso la città di Palermo. Ma né il giudice né i suoi uomini della scorta potevano immaginare che c’erano dei mafiosi (Giovan Battista Ferrante e Salvatore Biondo) che avvisarono un loro “collega (Gioacchino La Barbera)” dell’avvenuta partenza del giudice.

La Barbera restò in costante collegamento telefonico con Antonino Gioè e Giovanni Brusca (anche loro mafiosi), che si trovano su una collinetta sopra Capaci da dove si vede perfettamente la carreggiata e quindi il passaggio della macchina con Falcone. La Fiat Croma di color marrone che faceva da apripista attendeva pazientemente la Croma Bianca ove c’era il giudice e sua moglie mentre l’ultima blindata cerca di occupare tutte e tre le carreggiate dell’autostrada per impedire a qualsiasi altra autovettura di accostarsi.

(Foto Web)

Il mafioso Giovanni Brusca – che era nascosto tra le sterpaglie – vide arrivare il corteo al chilometro 4,733 dell’autostrada all’altezza di Capaci e premette quel tasto malefico: erano le 17,56 minuti e 48 secondi un secondo dopo 500 chili di esplosivo distrussero quel pezzo della A29.

La Fiat Croma marrone viene investita in pieno dall’esplosione: balza oltre la carreggiata opposta e finisce in un giardino di olivi. L’auto di Falcone si schianta contro il muro di detriti che si alza in aria. L’ultima auto riceve pezzi di cemento, di terra, addosso, ma gli agenti riescono a sopravvivere.

Giovanni Falcone e Francesca Morvillo furono estratti ancora vivi dai Vigili del Fuoco e furono tempestivamente trasportati all’ospedale di Palermo. Falcone morirà tra le braccia di Paolo Borsellino suo amico d’infanzia (egli stesso morirà in un attentato simile 57 giorni dopo) mentre Francesca Morvillo morirà, intorno alle 22, durante un’operazione chirurgica.

E ci piacerebbe concludere con una bellissima frase di Giovanni Falcone in cui dice che: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

(Foto web)

E un pensiero va a Giovanni Falcone, a Paolo Brosellino, a Francesca Morvillo, a Vito Schifani, a Rocco Dicillo, a Antonio Montinaro, a Pio La Torre, a Peppino Impastato, a Rocco Chinnici, a Boris Giuliano, a Placido Rizzotto, a Piersanti Mattarella, a Cesare Terranova, a Felicia Impastatto e a tutte quelle persone che hanno lottato e lottano contro ogni tipo di mafia, siete preziosi per la nostra cara Italia.

Un Abbraccio Storico

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