Un Cioccolatino Storico. “Il viaggio di Edward”. Terza tappa, la descrizione di Alba Fucens
ALBA FUCENS- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al quotidiano appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta dell’Abruzzo e della Marsica descritta dalla penna e dalla matita dell’artista inglese Edward Lear; oggi faremo tappa nel borgo di Alba Fucens. Ovviamente la descrizione redatta da Lear è precedente sia al terremoto del 13 gennaio 1915 che all’inizio degli scavi archeologici (iniziati nel 1949) nonostante ciò ci fornisce alcune informazioni assai interessanti. Senza perderci in ulteriori chiacchiere, vediamo cosa ci racconta Edward Lear su Alba Fucens.
“Tra due colline c’era l’antichissima Alba, la prigione di Siface, di Perseo e di altri re catturati dai romani ai tempi delle conquiste; c’erano le montagne oltre il fiume Liri, l’altra Serra di Sant’Antonio e i neri boschi degli Equi.
Ho dedicato due pomeriggi a visitare Alba, l’antica Alba Fucinensis, che sta su due doline a circa due miglia da Magliano, ma l’andare fin là attraverso una pianura pietrosa è faticoso come percorrere una distanza triplice su una strada ben assestata. Questo luogo famoso, dove Siface, re di Numidia, ed altri regali prigionieri furono detenuti dai Romani, è ora un malinconico paesino, i cui abitanti non sono più di due-trecento. Delle due colline sulle quali essa si stendeva nei giorni di splendore, ora una ha la chiesa solitaria di San Pietro, costruzione di alto interesse per studiosi di antichità e di architettura, gia ben descritti da Valery, Cravene ed altri; l’altra collina adiacente comprende tutto quello che oggi è Alba, una povera strada con case in rovina. Al di sotto di queste vo sono vasti resti di mura, formate da grandi massi di pietra, le più antiche e meno mutate testimonianze della passata grandezza.
Molto tempo dopo la caduta dell’impero romano, Alba Fucinensis fu una salda fortezza e forse soffrì relativamente poco per le incursioni barbariche fino alle invasioni dei Saraceni nei secoli nono e decimo. Nel 742 il suo territorio fu conquistato da Trasmondo, Duca di Spoleto, e in seguito fu diviso fra i monasteri di Farfa e di Casauria. Nel 1100 fu spinta a resistere contro il Papa Pasquale II e Ruggero II di Sicilia dall’antipapa Clemente III, che alla fine ne fu scacciato e si ritirò sulle montagne, dove, come scrive Corsignani, morì di fame, “cò denti della disperazione lacerato e divorato”.
Fino al sedicesimo secolo, quando frate Luigi Alberti parla di Alba come “luogo abbandonato e rovinato”, essa fu possedimenti degli Orsini e dei Colonna. Tuttavia la caduta definitiva di Alba può essere attribuita a Carlo I d’Angiò, che la distrusse e ne punì severamente gli abitanti perché avevano parteggiato per Corradino.
Da allora in poi essa è esistita solo in ombra. Per un pittore di paesaggi la sua posizione maestosa, con il monte Velino nello sfondo, è meritevole di molte visite; per il fatto delle sue connessioni al mondo antico e meno antico è uno dei luoghi di maggiore interesse nelle province abruzzesi”.
Un Abbraccio Storico